In termini tecnici si parlerebbe di separazione consensuale per “differenze inconciliabilii”, si legge invece come la fine di una stagione lunga e dalle contrapposte emozioni. L’ufficialità che rende Tommaso Giulini nuovo patron del Cagliari, libera Massimo Cellino di un fardello che a poco a poco per lui si era fatto pesante. Quella bella moglie sposata il 3 giugno del 1992 ha lasciato il posto ad una ragazza giovane e problematica come il Leeds, tale da dargli però un ritrovato entusiasmo e amore per il calcio.
Massimo Cellino spese 30 miliardi per acquistare il Cagliari dagli Orrù e sin da subito fece capire quanto si sarebbe visto in seguito. Si fece amare e odiare da subito vendendo sì Daniel Fonseca ma riuscendo a conquistare con Carlo Mazzone alla guida una incredibile Coppa Uefa. “Se ho deciso di acquistare il Cagliari non è certo per presentare una squadra che punti semplicemente alla salvezza, non sono il tipo che si accontenta” disse nella prima conferenza stampa della sua gestione. Amante del poker, ha diretto la squadra come fosse una lunga partita tra bluff e colpi di genio assoluti.
La semifinale di Coppa Uefa rimarrà il fiore all’occhiello della sua ventennale gestione. Chiamato il solido Bruno Giorgi a sostituire il mai digerito Gigi Radice, riuscì a creare le condizioni affinché si raggiungessero salvezza e vittorie in Europa: il lavoro di Giorgi e il talento di Valdès, Oliveira, Matteoli ed Herrera spazzarono via la Dinamo Bucarest, il Malines, e il Trabzonspor. Via la Juventus con la straordinaria prova difensiva di Marco Sanna su Roberto Baggio, e via anche l’Inter, ma solo nella gara d’andata. Poi il Cagliari gioca a perdere il ritorno della semifinale ed esplodono rabbia ed insinuazioni: che Cellino si sia venduto la gara a favore di un conguaglio di Moratti, che l’Uefa volesse evitare una finale tra provinciali del calcio (lo Strasburgo sarebbe stata l’altra finalista). La semifinale di Coppa Uefa dimostrerà la volontà di Massimo Cellino di puntare in alto. Ecco perché dopo Giorgi arrivano Oscar Tabarez e addirittura Giovanni Trapattoni, dimessosi però dopo l’ennesima sconfitta per 0-4 fuori casa.
Gli allenatori sono stati uno dei suoi vizi: ben 36 i cambi in panchina per un la presenza di 27 diversi tecnici. Un record condiviso con un altro vulcanico presidente come l’amico Zamparini, quasi i due facessero a gara a chi ne esonerasse di più. Il rapporto più stretto l’ebbe con Giampiero Ventura, uomo dai concetti precisi e franchi, ma ben presto mal tollererà i tecnici in grado di fargli ombra agli occhi dei tifosi. Questa fu una delle cause che portarono al rilascio di Edy Reja, molto amato dai tifosi dopo la promozione in A del 2004, ed al rapporto disastroso col riservato ma orgoglioso Marco Giampaolo e con la popolarità di Massimiliano Allegri, artefice dell’ultimo grande Cagliari si sia visto sui campi di serie A.
I guai personali e calcistici sono storia degli ultimi quindici anni: il Sant’Elia che cade a pezzi per mancata manutenzione ordinaria portano la squadra a giocare a Tempio (settembre-dicembre 2003), Trieste e Quartu. Portano le tribune in tubi innocenti, la diatriba col sindaco Massimo Zedda, la mancata costruzione del nuovo impianto nell’area di Santa Caterina ad Elmas e l’arresto del 14 febbraio 2013 nell’ambito dell’inchiesta della procura di Cagliari sui lavori per la realizzazione dello stadio Is Arenas di Quartu. Le accuse sono tentato peculato e falso ideologico. Questo fatto lo convince a dichiarare in via di conclusione il lungo viaggio alla guida del Cagliari e ad interessarsi ad altre società come il Leeds, squadra della serie B inglese, per il quale sta lavorando da alcuni mesi a questa parte.
I meriti sono stati quelli di aver gestito in modo oculato la società presentandola ogni anno senza alcun debito e spesso con un bilancio in attivo. Quelli di aver fiutato da subito la reale credibilità dei possibili investitori che nel corso degli ultimi quindici anni si sono affacciati alla sua porta chiedendo le chiavi del Cagliari. Tra questi, alcuni sono falliti. Altri hanno perso la pazienza, mentre alcuni non sono mai esistiti. Alla fine della corsa c’è un ragazzo di 37 anni di nome Tommaso Giulini, da questo momento il più giovane patron della Serie A esattamente come Cellino lo fu nel 1992. La scelta giusta, dicono tutti. C’è dietro Cellino, dicono altri. Certo è che l’imprenditore di Sanluri non avrebbe mai lasciato la propria creatura a chi non avesse le capacità e le possibilità economiche e manageriali per migliorarne le condizioni: Tommaso Giulini ha superato la prova ed oggi ha aperto una nuova stagione calcistica dei colori rossoblù.
Simone Spada