Sprofondo rossoblù. Il giorno dopo l’avvilente sconfitta casalinga con l’Empoli, la terza consecutiva in questo campionato su cinque partite disputate, con due miseri punti racimolati, è già tempo di precoci processi: alla squadra, all’allenatore Nicola, al direttore sportivo Bonato e, normalmente, al presidente Giulini. Oltre a leccarsi le ferite, in casa rossoblù hanno preso a soffiare impetuosi i venti di crisi e, per cercare in qualche modo di venirne fuori, la società ha disposto un ritiro di meditazione che dovrebbe partire già domani domenica.
Il gruppo martedì pomeriggio andrà alla Unipol Domus per la partita di Coppa Italia con la Cremonese, poi di nuovo tutti nel centro sportivo di Assemini per decidere cosa fare da grandi. Giocatori, allenatore, direttore sportivo. Le dichiarazioni di Tommaso Giulini nella conferenza stampa del dopo partita con l’Empoli – comparsa del tutto inattesa visto il basso profilo che il patron rossoblù sta mantenendo da tempo -, sono la cartina di tornasole del momento delicato in casa Cagliari. Lo stesso presidente si è posto la domanda se non sia lui la causa di tutti i mali, lasciando anche intravvedere soluzioni fino all’altro ieri impensabili: farsi da parte e vendere tutto.
Si ha però motivo di credere che l’autoaccusa di Giulini sia giusto una bomba gettata nello spogliatoio per scuotere l’ambiente. L’anno scorso l’aveva fatto il sommo Claudio Ranieri, provocando la reazione positiva dei suoi giocatori in caduta libera. Perché non ripercorre la strada tracciata da Sir Claudio? Tommaso Giulini – a cui si potranno addebitare tanti errori ma che è sempre “un signore” – ha cercato di difendere giocatori, allenatore e direttore sportivo davanti al mare di critiche e contestazioni piovute dai tifosi. E non solo. Il presidente si chiede dove può aver sbagliato. Lui probabilmente un esame di coscienza lo ha già fatto e se così non fosse proviamo ad aiutarlo.
L’organico è decisamente mediocre, probabilmente più debole anche dello scorso campionato, quando il Cagliari si è salvato per il rotto della cuffia e solo perché c’era un certo Claudio Ranieri a fare da condottiero e parafulmine. Non stiamo qui a ripetere i punti deboli di questa squadra e i mancati rinforzi nei settori nevralgici. Li conoscono tutti e i risultati li stanno confermando. Possiamo però dire che finora l’unico acquisto rivelatosi azzeccato è quello di Luperto. L’altro, Gaetano, è appena rientrato al Cagliari, sanno tutti quel che vale e c’è da fare affidamento su di lui. Per il resto è nebbia fitta. Allenatore compreso. Mancano pezzi importanti dello scorso campionato come Nandez, Dossena, Oristanio e perfino Shomurodov, con i sostituti che ancora non sono apparsi all’altezza.
I vari Viola, Lapadula, Pavoletti, l’acciaccato Mina hanno un anno di più e avere tanti “vecchietti” in squadra e farli giocare tutti assieme per disperazione (come accaduto nel finale contro l’Empoli), non è certo il massimo per un campionato agonistico come la seria A. Perplessità le sta suscitando anche l’allenatore Nicola. In conferenza stampa post Empoli ha ammesso di essere rimasto deluso dalla prestazione dei suoi, la peggiore finora. Ma ha dato molto da pensare quando ha fatto una dichiarazione inquietante : «Non conosco ancora questa squadra». Come sarebbe a dire? Dopo tre mesi, non hai ancora capito con chi hai a che fare, non conosci i tuoi giocatori e non sai come farli giocare per spremere da loro quello che possono dare? Non hai ancora capito che Zappa non è un difensore affidabile, che Deiola ha limiti insuperabili e che Luvumbo è quasi sempre più fumo che arrosto? D’accordo, non ci sono alternative e la disperazione porta a spesso a cattivi consigli, ma insistere sul nulla (o quasi) non porta da nessuna parte. E il Cagliari è in fondo alla classifica.
L.O.