Azzurri sul banco degli imputati: attacco flop e poca personalità. Cosa serve con la Croazia

Il processo agli azzurri è scattato all’istante. Sì, perché, in fondo, il risultato – 1-0 per la Spagna, con l’autorete di Calafiori – è stato persino benevolo. Donnarumma, soltanto nel primo tempo, ha tolto tre palloni dalla rete, evitando la disfatta: nella ripresa, invece, non è cambiato niente, pur essendo variati alcuni degli interpreti in campo, sia al centro che in attacco. Si è viaggiato in slow motion, con poche idee e spesso nemmeno troppo trasparenti. È vero, in una occasione si è pure visto uno strappo, a sinistra di Dimarco, rimasto tuttavia fine a sé stesso, considerato che l’unico tiro azzurro non ha minimamente impensierito Unai Simon. Non è un caso che ieri, Spalletti, prima del solito allenamento – con partitella per i giocatori, fin qui impegnati poco, contro una delle formazioni giovanili del Borussia Dortmund – abbia tenuto a rapporto i suoi giocatori. Quasi mezz’ora a parlare nello spogliatoio. Sono diversi i nodi da sciogliere, a cominciare dall’attacco e dal poco coraggio mostrato. C’è bisogno di gol e soprattutto di attaccanti in grado di farsi leader. Le due reti segnate in questa fase finale dell’Europeo portano la firma di un difensore (Bastoni) e di un centrocampista (Barella): troppo poco per sorridere.

Attacco sterile

Servono i centri e Scamacca, Retegui, Zaccagni, Chiesa, El Shaarawy e Raspadori, devono trovare il modo per far riaccendere il motore. Sì, è vero, in azzurro Scamacca ha segnato una volta sola nei 639 minuti giocati (16 presenze, dati forniti da Bonusfinder), ma a far suonare il campanello d’allarme deve essere un altro dettaglio. Dal 1980 a oggi, infatti, nessuno in un Europeo ha tirato meno volte dell’Italia nell’arco della stessa gara: solo quattro spunti, di cui per altro solo uno all’interno dello specchio della porta. Siamo lontani dai tempi di Filippo Inzaghi – 22 reti in 35 gare, in media una ogni 104 minuti scarsi -, o anche di Christian Vieri (18 gol in 32 presenze, uno ogni 136 minuti), ma bisogna ripartire da quanto di buono immaginato. Spalletti non può lasciare niente al caso, specie sulle corsie esterne. È qui che dovranno essere costruiti i primi pericoli. Sì, perché non ha fatto cilecca solo Scamacca (il controllo attento di Le Normand è stata una delle chiavi della gara) che non ha mai concluso verso la porta avversaria, nonostante con l’Atalanta, tra campionato e Europa League, abbia fatto vedere, la versione migliore di sé. Anche chi è subentrato, Retegui con accanto Raspadori, non ha saputo rovesciare la prospettiva. Di fatto, la manovra offensiva che era stata preparata, in un attimo è come evaporata, annullata anche dai movimenti di Carvajal e Cucurella sulle fasce oltre che da quelli di Rodri e Fabian Ruiz, che hanno spuntato le possibili munizioni azzurre.

Non solo Di Lorenzo

Il primo a finire in apnea, a Gelsenkirchen è stato senza dubbio Di Lorenzo, costretto a leccarsi le ferite per le continue sverniciate di Nico Williams. Dalla sua parte, però, non è arrivato mai nessuno a raddoppiare, per dare al compagno man forte nella difficoltà. Chiesa, avrebbe dovuto aiutarlo (esattamente come Frattesi, che dalla sua parte fatica ad emergere), ma non fa parte del bagaglio delle sue caratteristiche tecniche. Ecco perché il ct deve studiare una soluzione alternativa, in grado di valorizzare le qualità dei propri giocatori. Barella, dal canto suo, ha cercato di dare profondità, ma anche lui, col passare dei minuti ha finito con lo spegnersi, meno brillante rispetto all’esordio contro l’Albania. Contro la Croazia serve una svolta immediata. La posta in palio è troppo alta.

Rivoluzione dal basso

Quel che è certo, anche al cospetto di una Nazionale come quella spagnola, è che serve tornare ad investire sul calcio di casa, permettendo ai talenti nostrani di mettersi in mostra come fanno Lamine Yamal fino a Nico Williams, classe 2022 che con la Roja ha già messo insieme 15 presenze. Dovranno essere le squadre di club a valorizzare, nell’arco del campionato i talentini fatti in casa. Chi ce l’ha, potrà sfruttare la squadra B, in caso contrario servirà trovare il coraggio per lasciare campo ai più giovani: sicuramente è (ancora) troppo presto per lanciare tra i big, in azzurro, promesse come Camarda, ma di gioiellini che aspettano solo l’occasione giusta ce ne sono diversi.

La spinta di Buffon

Intanto, il capo delegazione Gianluigi Buffon prova a ripartire. «Preoccupante è il dispiacere di aver pensato di aver raggiunto un determinato livello, mentre il riscontro ricevuto è stato tutt’altro. Tra le spiegazioni, quelle che ha detto il mister sono veritiere, a cominciare dall’aspetto fisico. Dobbiamo trovare il nostro livello per poter competere già da lunedì. Donnarumma? Se non avesse preso quel gol sarebbe stato, da 10. Ha parato ogni tiro, è stato un baluardo insuperabile. Con la Croazia non dovremo avere paura: dobbiamo pensare a ritrovare sicurezze. 

Speciale Europei 2024

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