Fauna selvatica, Sardegna invasa. Coldiretti: “Più concretezza e competenze”

Peste suina, malattia del cervo, invasione di cinghiali e cavallette, cornacchie e tante altre specie, anche non autoctone. L’agricoltura in Sardegna potrebbe essere un settore fiorente e di punta per l’economia, invece deve continuamente avere a che fare con tante e diverse problematiche. La gestione degli animali selvatici è stata a lungo “una non gestione”. Così il referente di Coldiretti Sardegna nel Comitato faunistico regionale, Mario Puggioni.

“Non si riesce più a controllare la fauna selvatica, problema atavico per l’agricoltura sarda – dice Puggioni – perché, anzitutto, l’ambiente, le oasi, i parchi sono abbandonati a se stessi. Il non operare ha portato a danni enormi che sono ricaduti tutti sugli agricoltori”. Un problema politico, anche: “La Sardegna è l’unica Regione che fa gestire la fauna selvatica dall’assessorato all’Ambiente e non dall’Agricoltura”. Il censimento è a cura delle Province, per conto della Regione, ma questi Enti “sono a corto di personale. Idem quando si tratta di denunciare i danni: gli agricoltori devono pagare anche il deposito della denuncia e impantanarsi nella burocrazia. Per non parlare dei piani di contenimento, che sono palliativi – continua Puggioni -. Un esempio: il piano per le cornacchie finisce il 30 agosto, invece dev’essere attivo tutto l’anno. C’è estremo bisogno di maggiore concretezza e più competenze”.

La fauna selvatica fa razzie nei terreni, distrugge recinzioni e attrezzature agricole, in qualche caso attacca anche gli altri animali e compromette l’equilibrio degli ecosistemi con la perdita di biodiversità animale e vegetale. Dai cinghiali, vera e propria emergenza (in Sardegna e nel resto della Penisola se ne contano 2,3 milioni, uno ogni 26 abitanti, causando un incidente stradale ogni 41 ore), ai cervi in alcune zone in sovrappopolamento, ai daini. Nella Nurra sono comparse anche le gazze: “Partite dall’Asinara, si stanno coalizzando con le cornacchie. Si tratta di una specie non autoctona della Sardegna che andrebbe eradicata dalla zona – commenta Puggioni -, ma comportano seri problemi anche le nutrie, il gambero della Louisiana, gli stormi che lasciano a malapena le foglie sugli alberi. Molte sono inoltre specie che non hanno predatori, per cui l’unica cosa da fare è mettere in campo i cacciatori”.

Un’altra delle proposte di Coldiretti è quella di tornare sulla legge 23/98, “permettendo che si possano fare più abbattimenti, facendo attenzione a non confondersi con la caccia. L’ultimo piano di abbattimento delle cornacchie mancava delle cose essenziali: come si può andare solo in due a fare gli interventi? E perché le gabbie non sono idonee per catturare numeri importanti? In più devo usare giubbotti ad alta visibilità e gli abbattimenti sono previsti il lunedì, il mercoledì e il venerdì, il weekend mai. Non si può neanche andare nei dormitori. Per cui ci vuole collaborazione da parte di tutti, conoscenza dei territori e del problema per trovare le giuste soluzioni”. Sulle previsioni dell’annata agricola, Puggioni chiosa: “Solo la campagna lo sa, la guida è il mese di aprile. Dipende dalle piogge”.

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