Trent’anni dopo, è ancora tempo di Sabato italiano. La chioma castana non c’è più, lo sguardo da ragazzo smarrito nemmeno. Ma la voce tiene. Il timbro è caldo, con le dita veloci a masticare swing sulla chitarra. Sul palco del B-flat, jazz club cagliaritano in zona quartiere del Sole (atmosfere vellutate e bancone che sembra di stare sul set di “Cotton Club”), c’è solo lui, l’ex Garibaldi innamorato Sergio Caputo.
Il cantautore romano con la passione per la poesia beat, l’equilibrista in bilico sul fine settimana, è in Sardegna per una due giorni da tutto esaurito. Applausi a Marcotullio Cocco, titolare del B-flat, che annusata l’aria un po’ nostalgica che tirava, ha pensato di chiamarlo per un doppio concerto terminato con un diluvio di selfie e autografi d’ordinanza.
Caputo si presta al gioco delle mille richieste, scherza con la platea, concede un’infilata di bis. Ed è un piacere ritrovarsi a cantare tutti insieme mentre c’è il whisky che ritorna su e diventa letterario… Stasera si replica a Sassari. Chi ha voglia di entrare nella macchina del tempo per un tuffo negli anni ’80, si accomodi. Il peggio sembra essere passato.
(don. perc.)