Roma, 24 set. (Adnkronos) – Pd, M5S e Avs sono già al lavoro su una risoluzione comune in vista delle comunicazioni di Antonio Tajani su Gaza il prossimo 2 ottobre. Sarà quella la sede in cui l’annuncio di Giorgia Meloni, ieri a New York, dovrebbe tradursi in un atto parlamentare. Il ‘riconoscimento condizionato’ dello Stato di Palestina di cui ha parlato la premier, sarà contenuto nella risoluzione di maggioranza. Testo che le opposizioni, al momento, sono orientate a bocciare. E le parole di oggi pomeriggio della presidente del Consiglio (“Non capisco le opposizioni, vogliono Hamas nel futuro governo palestinese?”) di certo non stemperano il muro contro muro.
“Voteremo la nostra risoluzione” che poggia su quella unitaria presentata mesi fa e che contiene già la richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina. “Se la posizione della maggioranza non cambia, se restano le ‘condizioni’, votiamo contro. Se quel passaggio sfuma, allora vedremo”, spiegano fonti parlamentari Pd.
Pd, M5S e Avs si stanno confrontando ma “contiamo di riuscire a coinvolgere anche altri gruppi di opposizioni”, è l’auspicio. Di certo, il giudizio sulla mossa di Meloni è piuttosto condiviso: una “presa in giro”, dettata dal timore di un calo di consensi, la valutazione delle opposizioni. Dice Giuseppe Conte: “La presidente del Consiglio, messa alle strette, è andata all’Onu a parlare di un riconoscimento della Palestina condizionato: non esiste, o riconosci o non riconosci lo Stato. Lei prende in giro i cittadini italiani da tre anni e pensa di poterlo fare anche con l’intera comunità internazionale”.
E poi il capogruppo al Senato del Pd, Francesco Boccia: “La Palestina si riconosce o no. Tertium non datur”. Ed ancora Nicola Fratoianni: “Ieri la presidente del Consiglio Meloni ha superato il muro del suono dell’ipocrisia. Ha pensato di tirar fuori la carta del riconoscimento della Palestina, a due condizioni. Giorgia Meloni te lo diciamo in chiaro: il riconoscimento o c’è o non c’è. Fare il gioco delle tre carte di fronte al genocidio di Gaza è francamente nauseabondo”.
Anche Riccardo Magi è nettamente critico. “Meloni è in forte difficoltà, la sua posizione è fortemente impopolare e ora sta cercando di girare la frittata. La mozione proposta dalla premier sul riconoscimento dello Stato di Palestina è un gioco di prestigio ad uso di politica interna. Vuole in qualche modo accusare le opposizioni di essere pro-Hamas ma questo gioco non reggerà: Francia, Australia, Canada e tutti gli altri paesi che stanno riconoscendo lo stato di Palestina non sono pro Hamas”. E lo ribadisce anche il capogruppo Pd in Esteri al Senato, Alessandro Alfieri: “Anche francesi e britannici hanno la stessa posizione di condanna di Hamas e sull’impossibilità che Hamas abbia un ruolo nel governo della Palestina. Così come sancito dagli stessi Paesi arabi. E ovviamente siamo d’accordo anche noi. Sono premesse che non ci sarebbe nemmeno bisogno di sottolineare. Mentre Meloni parla di ‘condizioni’… Non vorremmo fosse una furbata per non riconoscere lo Stato di Palestina perchè non vuole dispiacere l’amico Trump”.
Nell’area riformista dem c’è però chi è rimasto perplesso dalla linea Schlein sulla mossa Meloni, subito definita come una “presa in giro”, un “gioco delle tre carte” dalla segretaria Pd. Per i riformisti andrebbe valutata come un “primo passo avanti”. Spiega un esponente dell’area: “Piuttosto che giocare in difesa, forse andava rivendicato come Meloni sia stata costretta a fare un passo avanti, sotto la pressione dell’opinione pubblica e nostra, delle opposizioni. E che sia stata costretta a fare un passo avanti verso il lodo Macron…”.