Il ciclone Cleopatra non è un evento eccezionale, ma un fenomeno di piogge convettive che si verifica in particolare nelle aree orientali e meridionali dell’isola e che non è prevedibile. A dichiararlo è Ettore Crobu, presidente della Federazione regionale dei dottori agronomi e forestali della Sardegna. “Se si osservano i dati delle stazioni metereologiche dell’area si nota che le precipitazioni ogni anno si discostano dalla media nella misura del 100% o più. Qualsiasi studio dell’uso del suolo dovrebbe prendere in considerazione questo dato pluviometrico che può raggiungere anche punte di 600 mm/giorno e 200-300 mm in un’ora”.
Secondo Crobu questi fenomeni, pur essendo conosciuti, non sono mai stati presi in considerazione nella pianificazione territoriale. Tutti gli interventi nel territorio vengono infatti eseguiti “tenendo in considerazione la media della serie storica delle precipitazioni e non la precipitazione massima rilevata nel tempo con conseguenze visibili a tutti, ovvero fenomeni erosivi molto intensi nelle aree a forte pendenza senza alcuna sistemazione idraulica per la difesa del suolo”.
Purtroppo in Sardegna le direttive regionali non prevedono l’obbligatorietà delle sistemazioni idrauliche per garantire la stabilità dei versanti. La Federazione Regionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali ha manifestato questi problemi e preoccupazioni sin dal 1961 quando a Uta furono misurati oltre 900 mm in una sola giornata. “Il suolo va difeso e tutelato in quanto è il mezzo più importante per la regimazione dei deflussi- sottolinea Crobu- più è evoluto, maggiore è la quantità di acqua che può trattenere pere cederla ai fiumi e alle falde”.
L’affondo di Crobu è chiaro: “Il problema del degrado e degli eventi alluvionali che spesso comportano perdita di vite umane, come è avvenuto in questi ultimi anni e giorni, è sostanzialmente dovuto all’uso irrazionale del suolo e all’inadeguato governo del territorio. Le recenti politiche comunitarie adottate nel campo agricolo stanno portando ad un impoverimento delle aziende agricole ed un progressivo abbandono delle campagne”.
Oltre al danno c’è lo spreco delle risorse naturali che abbiamo l’obbligo di conservare per le future generazioni. “E’ strano che mentre le popolazioni del mondo aumentano, contemporaneamente diminuisca una risorsa come il suolo che deve produrre beni di prima necessità per l’umanità. In quest’ottica il suolo deve essere considerato un bene comune”.
(Nella foto Ettore Crobu)