Gli argenti della parrocchia di San Basilio in una mostra: “Restaurati grazie alle donazioni”

Finemente sbalzati e cesellati, fanno parte del piccolo tesoro riscoperto sette anni fa dall’attuale parroco della chiesetta di san Basilio, paese della Trexenta, nel sud della Sardegna. Fra i pezzi che andranno in vetrina ci sono un ostensorio di bottega genovese marchiato Torretta (importante punzone dell’argento della Repubblica marinara) e due aureole che portano la firma dell’argentiere ligure Luigi Montaldo. Altri, ugualmente frutto della grande maestria degli artigiani dell’epoca, sono riconducibili alla bottega sarda. E fanno parte di una collezione di venticinque preziosissimi manufatti d’argento datati fra il 1500 e fine 800.

La mostra Dopo sette anni di restauro ritornano al loro antico splendore andando ad arricchire il già complesso mosaico dell’oreficeria sacra in Sardegna. La mostra di presentazione ha per titolo “San Basilio e i suoi argenti, fra arte fede e cultura” e sarà inaugurata il 9 dicembre, alle 17.30, a san Pietro Apostolo, parrocchia del paese guidata da don Alessandro Melis.

Il restauro «Questo è un progetto che sognavo di realizzare da quando, nel 2016, sono stato nominato parroco, spero possa contribuire alla promozione del territorio», racconta don Alessandro, spiegando di essere riuscito a far restaurare gli argenti soprattutto grazie alle donazioni dei suoi parrocchiani: «Hanno dato un importante contributo economico. E con l’occhio vigile della Sovrintendenza e degli esperti del settore, gli oggetti di tipo liturgico, riconducibili alla Bottega sarda e genovese, diventano ora patrimonio della nostra comunità».

L’invito Anche per questo, spiega il parroco: «Ho voluto estendere l’invito ai sindaci del territorio, nella speranza di averli con noi il giorno dell’inaugurazione della mostra degli argenti parrocchiali». «Oltre al restauro eseguito dai professionisti Davide Usala e Davide Canu – conclude don Alessandro Melis – presenteremo il catalogo curato dalla storica dell’arte Alessandra Pasolini».

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