Gavoi, la promessa di Staino: “Porterò l’Unità a 30mila copie”

“Oggi la chiamano la ‘Pravda di Renzi’, ma se mi danno la direzione a ottobre porto il giornale a 30mila copie”. Una promessa quella di Staino che fa vibrare la platea del Mezzogiorno in piazza Sant’Antiocru mentre il fumettista e noto disegnatore senese, storico padre di Bobo, sale sul palco per presentare il suo ultimo libro accompagnato da Otto Gabos. “Le trattative sembrano andare a buon fine. Farò un giornale non sdraiato sul governo e che parli a tutta la sinistra, perché è di questo che abbiamo bisogno. Di tornare a parlare, di noi, del mondo. Anzi occorre ricostruirla una visione di mondo”. Porta il Papa come esempio: “E’ l’unico a guardare oltre, a fare una riflessione ed avere dei riferimenti sui grandi problemi mondiali, il capitale finanziario come demonio, la povertà, le diseguaglianza. Lo diceva già Marx, ma oggi sembra letteratura”.

Una colpa di cui si sono macchiati soprattutto i politici, anche quelli comunisti: “Si sono persi vivendo di corridoi e di caminetti, ora basta, è tempo che si mettano da parte, tornino a studiare, a stare in mezzo alla gente, e coltivare passioni. Renzi in questo momento non sarà il meglio, ma di sicuro la nostra democrazia con lui al governo, è la migliore che ci sia in Europa, lontano dai fascismi. Certo, lo critico, ma sono contento ci sia lui come presidente e non un grillino”. Non le manda a dire Staino, col suo accento da toscano burbero sempre un po’ incazzato: “Il comunismo è stato un incubo, un sogno che si è rivelato un orrore. Fortunatamente oggi è morto. Era già sbagliato nella sua idea di concezione: un regime dittatoriale colto illuso che il popolo potesse governare”.

Il pericolo sono i fascismi che arrivano dall’Europa. “Sono figlio di una contadina e di un carabiniere meridionale, quella con la sinistra è stata una storia d’amore che ancora oggi mi fa piangere e lacerare, ma non poso la mia penna, la soluzione è continuare a dialogare e a lavorare dentro le istituzioni, far tornare la voglia di fare politica. Questo farò col mio giornale. Sempre che me lo facciano fare”.

Donatella Percivale

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