Ambiente, il Fai chiede il rilancio della Conservatoria delle coste

Per la Conservatoria delle Coste “qualsiasi azione intrapresa non può sottintendere una chiusura o un indebolimento, bensì se ne chiede rilancio e ridefinizione delle aree di intervento, ferma restando la precisione dell’atto di nascita del 2007 e gli indirizzi fondanti”, lo ha sostenuto il Fondo Ambiente Italiano (Fai), dopo “l’allarme diffusosi nell’opinione pubblica più consapevole”, ma rientrato dopo i chiarimenti dell’assessore che ha escluso qualsiasi soppressione, in seguito alla revoca delle funzioni di direttore esecutivo dell’Agenzia e la nomina di un Commissario straordinario. La Conservatoria delle Coste, ha ricordato la neopresidente del Fai, Maria Antonietta Mongiu, è stata istituita “ai fini della salvaguardia e tutela degli ecosistemi costieri quale agenzia tecnico-operativa della Regione, con compiti di gestione integrata di quelle aree costiere di particolare rilevanza paesaggistica ed ambientale, di proprietà regionale o poste a sua disposizione da soggetti pubblici o privati”, quindi ciò deve rimanere l’obiettivo prioritario dell’Istituzione.

Inoltre, secondo Mongiu, “la Legge salvacoste ed il Ppr compongono un disegno complessivo di sviluppo sostenibile da cui la Sardegna non può più tornare indietro”. “Si registra tuttavia in questi mesi – ha spiegato Mongiu – una forte preoccupazione nella comunità regionale che si stia procedendo in direzione opposta. La Giunta fughi ogni dubbio con azioni chiare quanto semplici. Per il Fai, che ha come motto ‘Per il paesaggio, l’arte e la natura. Per sempre, per tutti’, la conoscenza e la tutela di quanto la nostra isola possiede sono punti fermi da cui trarre benessere intellettuale e materiale per i Sardi e per il mondo”. Da qui, oltre la presa di posizione sulla Conservatoria delle Coste, anche una richiesta del Fai sul Ppr: “La Giunta annulli la Delibera 45/2 del 25 ottobre 2013. Contiene norme transitorie che rendono efficaci gli effetti operativi del Pps della giunta Cappellacci, ancorché non approvato. L’annullamento (con delibera 10/20 28 marzo 2014) della delibera 6/18 della Giunta precedente, infatti, non mette al riparo il Ppr del 2006”. La stessa posizione assunta anche da altre associazioni ambientaliste sarde e ribadita con toni dure pure da Gian Valerio Sanna del Pd (ex assessore Urbanistica della giunta Soru e padre di quel Ppr).

Leggi: Ppr, gli ambientalisti contro Pigliaru. Sanna (Pd): “Connivenze nel partito”.

Infine relativamente alla sottrazione della terra all’agricoltura “intervenga la Giunta sulla invasività delle fonti rinnovabili. Hanno distrutto paesaggi, divorato suoli agricoli, disseminato i territori di cattedrali nel deserto, creato servitù. Dopo l’eolico ed il fotovoltaico a terra, ad altissimo impatto ambientale, l’ultima frontiera del cosiddetto minieolico è ancor più devastante. Non risultano ad oggi disposizioni ostative alla realizzazione di impianti di 60 kW potenza. Pertanto è urgente una delibera che disponga che, anche gli impianti eolici di potenza inferiore ai 60 kW si possano realizzare in aree agricole a patto che siano destinati all’autoconsumo energetico per l’azienda che lo richiede; che il richiedente sia un imprenditore agricolo professionale, e comunque una società agricola presente stabilmente nell’isola; che siano assoggettati a via”.

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