di Alessandra Carta
La miccia rischia di diventare fuoco. E così, a quattro giorni dal vertice tra Christian Solinas e il Psd’Az, ultimo passaggio prima del rimpasto in Giunta, nel partito del presidente si ragiona sull’ipotesi che le deleghe sardiste rimangano invariate. Il cambio nella squadra di governo potrebbe ridursi a tre sole sole mosse: mettere fuori gioco Sardegna 20venti, assegnare all’Udc la seconda casella nell’Esecutivo e far scegliere ai Riformatori la quarta donna.
L’idea del mini rimpasto torna in auge dopo che nei Quattro Mori continua a consumarsi uno scontro senza precedenti, almeno da quando Solinas è governatore. Tant’è: il presidente, fautore dello schema che ha previsto di cambiare tutti i tre assessorati in quota Psd’Az, è fuori Sardegna sino a domani. Nulla di politico. Ma la sua assenza calza a fagiolo con la necessità di far abbassare il livello della tensione.
Da ambienti politici filtra che, proprio nel week-end, qualche sardista fedelissimo del governatore abbia avuto il compito di provare a calmare gli animi, rassicurando sul fatto che le deleghe coi Quattro Mori non verranno toccate. Del resto, le circostanze suggeriscono di fermare il gioco.
Solinas, per come si sono messe le cose, ha sbagliato nel far capire di voler mandare a casa Quirico Sanna, Gianni Chessa e Gabriella Murgia, senza però avere pronte il disegno alternativo pronto. Meglio: il governatore aveva chiara solo la sostituzione di Chessa col suo più fidato consigliere, Nanni Lancioni. Ma sul resto, tabula rasa.
Così è successo che Sanna ha difeso se stesso e Chessa; Giovanni Satta, il vicecapogruppo del Psd’Az, ha proposto una sardista di Tempio, Anna Paola Isoni, come assessora. Ma Franco Mula, il numero uno dei Quattro Mori in Aula, ha lasciato intendere che a quel punto non sarebbe rimasto a guardare le ascese degli altri. Si aggiunga che pure l’onorevole del Sulcis, Fabio Usai, ha fatto a sua volta circolare la voce di una sua possibile investitura nell’Esecutivo.
Come se non bastasse, Solinas ha tirato in ballo Antonio Moro, il presidente del Psd’Az, includendolo addirittura nella delegazione andata venerdì a Villa Devoto. Moro è stato portato dentro l’arena con la promessa di un assessorato. Solinas, per il tramite del suo entourage, voleva far passare Moro come quota della minoranza interna. Tempo un giorno e Antonio Delitala, storico e battagliero sardista di lunghissimo corso, ha scritto su Facebook una dichiarazione di guerra politica. Delitala ha detto che nel Psd’Az non esistono maggioranza e opposizione, ergo Moro non poteva rappresentare la componente più piccola del partito.
Per come Solinas si è comportato in questi tre anni (all’attacco ha sempre preferito l’attendismo), farà finta che nulla sia successo lasciando Chessa, Sanna e la Murgia al proprio posto. Se invece il governatore vorrà scoprire il suo lato meno conosciuto, in settimana annuncerà agli alleati la rivoluzione nella squadra di governo, a cominciare dal cambio delle deleghe nel Psd’Az.
Di certo, un rimpasto profondo renderebbe meno amara l’uscita di scena di Sardegna 20venti dall’Esecutivo. Ma il siluramento di Anita Pili, titolare dell’Industria, è la sola mossa possibile anche nel caso in cui si opterà per un cambio di deleghe di taglia mini. Con la Pili fuori, si libera la casella che Solinas deve dare all’Udc, una promessa di un anno fa e che viene male continuare a procrastinare. Una volta che il partito di Giorgio Oppi avrà due assessori (l’attuale e unico è Andrea Biancareddu alla guida di Cultura e Pubblica istruzione), per i Riformatori diventerà un passaggio obbligato lasciare i Lavori pubblici e indicare una donna all’Industria.
In questo modo il costo politico dell’operazione sarebbe nullo per Solinas, perché dentro il Psd’Az non si farebbe altri nemici (oltre quelli che ha già). E pure ai Riformatori e a Sardegna 20venti, i due partiti più piccoli della coalizione, almeno stando all’attuale rappresentanza in Aula, verrebbe male fare obiezioni perché la legge dei numeri prevarrebbe su ogni ragionamento.