Ecco alcune buone ragioni per partecipare all’elezione del segretario del Partito Democratico e per votare Gianni Cuperlo.
Partecipare, innanzitutto. Sarà pure criticabile per tante cose questo Pd, ma quale altra forza politica elegge Segretario e Assemblea nazionale con un metodo così aperto? Partecipare seriamente. Tutti possono votare ma si prende un impegno, quello di sostenere elettoralmente il Pd. Chi non sente l’impegno, lasci stare. Ricordarsi che il Partito è uno solo, chi è eletto, dall’indomani è segretario di tutti.
Invito a votare Cuperlo, per tre ragioni.
La prima: la linea politica di fondo. Scrive Cuperlo nel documento: ” la crescita assurda delle diseguaglianze che ha segnato l’ultimo ventennio non è solo insopportabile sul piano morale, ma costituisce una delle massime cause della crisi esplosa negli ultimi anni”.
È un punto chiave dell’analisi della situazione nazionale e internazionale, con decisive implicazioni. La realtà è che il capitalismo transnazionale vince e la “working class”, la classe dei lavoratori, arretra. Tutto questo viene liquidato nel pensiero di Renzi come roba vetero, ma è in realtà il punto centrale della riflessione sulla crisi del presente, in economisti semplicemente democratici come Krugman, Stiglitz (leggere l’ultimo suo lavoro, Il Prezzo della Diseguaglianza), Fitoussi.
Se quell’analisi/diagnosi, è esatta ne consegue che non basterà per uscire da questa crisi, un po’ di lib-lab e di blairismo già consumati dal tempo. O magari qualche modernizzazione su cui non si può che essere d’accordo. Occorrono innovazioni radicali nelle Istituzioni della Democrazia che oggi, in Italia e in Europa, non hanno come obiettivo preminente il benessere dei cittadini, e radicali correzioni della politica economica verso la classe lavoratrice e i disoccupati. I quali ultimi, giovani compresi, non sono penalizzati dall’asserito egoismo di una generazione, ma dalla spirale perversa della speculazione finanziaria e della caduta del valore del lavoro.
La pensiamo diversamente fra noi, non per nostalgia della vecchia sinistra ma per l’analisi dell’attualità. Servono ancoraggi culturali forti. Persino i documenti della Chiesa (leggere la Caritas in Veritate) sono molto più a sinistra di una certa sinistra politica. Servono ancoraggi sociali forti: altro che darla in testa al sindacato.
Serve un partito di massa, solido e partecipato: è questa la seconda ragione della condivisione della mozione Cuperlo. Ci viene risposto da Renzi che il partito di massa ha già perso molti iscritti. Indubbio, ma questo non è motivo per affossarlo definitivamente con l’accentuazione del leaderismo. Serve innovare i modi della partecipazione, non cancellarla o ridurla al clic su una rete. Fabrizio Barca ha dato un contributo importante per un modo di essere “partito partecipato”, dove si discute e si decide democraticamente, nell’era digitale.
La terza ragione per sostenere Cuperlo è più personale. Sono negativamente colpito dal salto sul carro di Renzi, di tanti dirigenti, di primo e secondo piano, che appena pochi mesi ne criticavano con forza e dovizia di argomenti, la sostanza politica. Nasce l’impressione negativa di un soccorso al vincitore annunciato o di valzer gattopardesco, sterile premessa dell’evocata rivoluzione.
Nei documenti congressuali è presente il Mezzogiorno. Mancherà il contributo sulla Sardegna, luogo del nostro agire politico. Alcuni di noi avevano chiesto il Congresso regionale contestuale a quello nazionale. O almeno alcuni punti programmatici essenziali per la nostra Regione. La Direzione regionale non ha condiviso “perché adesso dobbiamo concentrarci sulle elezioni”. Ma le elezioni non sono innanzitutto impegno politico e programmatico?
Il prossimo anno ricorre il trentesimo anniversario della scomparsa di Enrico Berlinguer. Nel 1984 Berlinguer venne in Sardegna diversi mesi prima delle elezioni sarde. Si trattenne una intera settimana incontrando cittadini di tanti luoghi. Ecco, vorrei un Segretario moderno, immerso nella radicalmente mutata realtà attuale. E che però abbia il rispetto per i cittadini che aveva Berlinguer, che ci discuta guardandoli in faccia. Non un Segretario che comunichi solo per tweet, o venga in Sardegna e faccia in un giorno quattro assemblee, da Olbia a Cagliari, raccontando a tutti le stesse cose, dimentico che ogni persona e ogni luogo sono diversi, almeno per un pezzo. È troppo nell’era digitale? Spero di no.
Tore Cherchi