Todde, il clima resta incerto ma cresce la fiducia tra la maggioranza

L’incertezza resta sul caso Todde. Sono ore di tensione, fake-news, interlocuzioni, ipotesi, attacchi e repliche. Ostenta fiducia la maggioranza. “Il clima è molto sereno”, dicono dopo aver visionato i pareri legali. Che, in realtà, stanno circolando da entrambe le parti. L’opposizione continua a sferrare l’offensiva. La preoccupazione dello scioglimento del Consiglio è comunque trasversale. Perché, nel caso, tutti dovranno andare a casa in anticipo.

Ecco che il campo largo serra ulteriormente i ranghi. Lo fa il Pd, spegnendo le voci fuori dal coro e ribadendo che non ci sono state, né ci saranno, dichiarazioni da parte di singoli consiglieri del gruppo Pd. “Eventuali dichiarazioni provenienti da fonti diverse dai delegati indicati non rappresentano in alcun modo la posizione ufficiale del gruppo”, affermano i consiglieri regionali Salvatore Corrias, Carla Fundoni, Gianluigi Piano, Alessandro Pilurzu, Valter Piscedda, Antonio Solinas, Camilla Soru, Antonio Spano e gli assessori Emanuele Cani e Rossella Iaconi. In un comunicato congiunto sottolineano infatti che “sin dall’inizio della legislatura, hanno delegato il segretario regionale Piero Comandini, il capogruppo Roberto Deriu e il vicepresidente della Giunta Giuseppe Meloni a rappresentare l’intero gruppo consiliare nei rapporti con la presidente Todde e con gli altri gruppi consiliari”.

L’indipendentista Franciscu Sedda, che fu artefice di un’operazione che portò a candidare gli indipendentisti direttamente nelle liste del M5s, si chiede: “Sono stati fatti degli errori procedurali nella rendicontazione? Si vedrà. Le conseguenze possono arrivare alla decadenza? Non mi pare, considerato che quanto contestato non rimanda espressamente agli articoli che implicano la decadenza ma solo delle sanzioni pecuniarie. Ma sono altri gli organi che devono valutare e valuteranno. Chi era incaricato doveva e poteva gestire meglio la rendicontazione? Tutto da verificare. E comunque facile a dirsi a posteriori. E soprattutto se non si ha mai avuto a che fare con le regole della rendicontazione elettorale. Perché se c’è una cosa che questa vicenda ha portato alla luce per alcuni, e ricordato ad altri, è la follia burocratica-legislativa dentro cui viviamo. Una giungla che si chiama Italia, a cui gli italiani non sanno porre rimedio e da cui noi sardi, che pure potremmo, non abbiamo il coraggio di uscire”.

Si stupisce davanti alla “passione per la correttezza procedurale che ha colto tanti”. E aggiunge: “Fa decisamente accapponare la pelle vederla brandita da politici che hanno sospeso e sospendono il giudizio morale e difendono la poltrona quando si tratta di loro leader pluricondannati, di loro partiti che si sono intascati fondi pubblici mai resi, di loro ministri bancarrottieri, di loro presidenti di regione che patteggiano per corruzione e nel mentre non si dimettono”.

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