di Vito Fiori
“Non aveva nominato un mandatario perché aveva deciso di non accettare fondi da nessuno ma di utilizzare quelli messi a disposizione dal Partito democratico e dal Movimento 5 stelle. Peraltro somme rendicontate dagli stessi gruppi politici e inviate regolarmente alla Corte dei conti. Alessandra Todde non aveva necessità di giustificarli. Soprattutto non possono essere contabilizzati due volte”.
Stefano Ballero, avvocato amministrativista, spiega la posizione della presidente Todde dichiarata decaduta ieri dal Collegio di garanzia della Corte d’appello di Cagliari.
“Un provvedimento incomprensibile – aggiunge il legale – non si capisce perché un normale atto amministrativo, qual è la verifica delle spese elettorali di qualsiasi candidato, possa determinare una situazione del genere. Ci sarebbe voluto ben altro per arrivare alla dichiarazione di decadenza della carica, non delle banali imprecisioni burocratiche”.
Insomma, la linea di difesa è chiara: Todde ha fatto ciò che doveva fare e non rischia di perdere la presidenza della Regione. Il nodo da sciogliere rimane l’aula di via Roma. Il provvedimento dovrà passare al vaglio del consiglio ma non è chiaro se per una semplice presa d’atto o per un voto politico.
E poi, ultima considerazione, Alessandra Todde, eventualmente venisse sanzionata, non sarà nemmeno tenuta a pagare un solo euro. La legge nazionale del 1993 sulle norme per le elezioni è stata recepita l’anno successivo dalla Sardegna fino all’articolo 14, il 15°, che prevedeva le sanzioni, è rimasto fuori. Insomma, i presupposti perché tutto finisca in un clamoroso buco nell’acqua. Come dire, tanto rumore per nulla.