Sulcis, Pili (Unidos): “Il progetto per il biofuel cancellerà l’agricoltura”

Un’estensione pari a 5.000 campi di calcio per produrre nel cuore agricolo del Sulcis la Arundo donex, la cosiddetta canna comune, specie invasiva e infestante bandita negli Usa perché distrugge l’ambiente. Lo denuncia il deputato Mauro Pili (Unidos) secondo il quale il progetto nasconde “un intreccio politico-affaristico senza precedenti che rischia di cancellare l’agricoltura e la natura del Sulcis“. “Il gruppo Mossi&Ghisolfi che si occupa di bioenergie – ricostruisce il parlamentare sardo in un’interrogazione presentata oggi – ha presentato un progetto per radere al suolo il Sulcis agricolo e mettere in piedi una coltivazione di canne in grado di produrre additivi per biofuel. Un business fatto di contributi e incentivi pubblici. Sfruttamento per 15 anni dei terreni e poi deserto. Devastazione ambientale, con la natura aggredita da una coltivazione che modifica idrografia e qualità chimico fisiche dei terreni. Il progetto è all’attenzione del ministero dello Sviluppo economico e gode delle entrature più autorevoli nei palazzi del potere romano. Dal ministero di via Veneto per arrivare a Palazzo Chigi. Amici di Renzi – attacca Pili – con il patron della società, Guido Ghisolfi, che risulta essere il primo finanziatore, insieme alla moglie, della campagna elettorale delle primarie di colui che sarebbe stato il futuro premier. Stanziamento dichiarato di 100 mila euro per la fondazione che finanziava la scalata di Renzi”.

Secondo l’ex governatore della Sardegna, “il governo non solo non è stato in grado di risolvere la grave crisi industriale del polo di Portovesme ma ha tergiversato su questioni dirimenti come quella energetica, prioritaria su tutto, e ora mette in gioco l’arma del ricatto proponendo l’improponibile. E’ evidente che si tratta di un atteggiamento a doppia velocità, lenta e in molti casi con la retromarcia per la ripresa produttiva di Alcoa e veloce per il progetto privato denominato biofuel di Mossi&Ghisolfi. L’obiettivo del ministero e dei sodali sardi è chiaro – denuncia ancora Pili – sfruttare al massimo l’arma del ricatto occupazionale per ubicare in Sardegna un progetto ad altissimo impatto ambientale ‘sfruttando’ la gravità economica del momento e in particolare facendo leva sulla chiusura dello stabilimento Alcoa“.

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