Sulcis, Ottana e Porto Torres escluse da decreto aree di crisi, rivolta dei sindacati

Cgil, Cisl e Uil sul piede di guerra contro l’esclusione della Sardegna, in particolare Sulcis, Ottana e Porto Torres, dalla bozza di decreto del ministero del Lavoro che individua nove aree di crisi industriale complessa nelle quali sarà possibile estendere la Cigs per 12 mesi e garantire un sussidio di 500 euro mensili a quanti sono rimasti senza ‘paracadute’ sociale. Si muove anche la Regione. Gli uffici dell’assessorato dell’Industria hanno istruito la pratica per far rientrare nell’elenco anche le zone dell’Isola attualmente escluse: l’auspicio è di sbloccare la situazione nel giro di pochi giorni, visto che il decreto non è stato ancora firmato. I sindacati, nel frattempo, sono pronti a dare battaglia. “Grida vendetta al cielo il fatto che circa 5.000 lavoratori restino fuori perché il Sulcis, Ottana e Porto Torres riteniamo abbiano le condizioni oggettive di contesto – afferma il segretario generale della Cgil sarda, Michele Carrus – Io trovo sconcertante che questo sia accaduto: ad agosto abbiamo avuto la disponibilità del Mise dell’inserimento delle realtà sarde nel novero delle are industriali in crisi e ci aspettiamo che ora avvenga quanto prima. Se la Regione non ha provveduto a fare quanto doveva – incalza – lo faccia il prima possibile, noi ci aspettiamo di essere recuperati al fine della fruizione delle prestazioni”.

Parla di una “porcheria vergognosa” Oriana Putzolu, leader della Cisl. “Questo governo centrale dimentica la Sardegna e peggio ancora fa la nostra presidenza della Giunta – attacca – Abbiamo fatto manifestazioni e mobilitazioni chiedendo che la Sardegna venisse dichiarata area di crisi complessa per poi arrivare a questo punto. E’ la dimostrazione del fatto che la Giunta e l’assessore sono distratti dal prendere in seria considerazione le vere esigenze dei cassintegrati sardi”. Sulla stessa linea Francesca Ticca, segretaria generale della Uil dell’Isola. “Questo primo provvedimento ci penalizza fortemente – conferma – Noi riteniamo di avere tutti i requisiti perché le aree industriali sarde siano considerate aree di crisi dal Governo, questo è un provvedimento da rivedere. O almeno – spiega – la Sardegna deve rientrare in un ragionamento che garantisca ammortizzatori sociali previsti nel Jobs act”. Nel frattempo i metalmeccanici del Sulcis incalzano la Regione. “Perchè – si chiede Manolo Mureddu della Fsm Cisl – nonostante abbia deliberato l’area di crisi industriale complessa nel mese di dicembre 2015, ha aspettato così tanto per inoltrare la richiesta al ministero? Perchè non ha ascoltato le continue e ossessive sollecitazioni delle organizzazioni sindacali di categoria? Ora siamo al palo”. Fabrizio Fois (ANSA)

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