Le norme di attuazione della legge 482/99 che avrebbero dovuto, secondo la Giunta regionale, garantire la “sovranità” linguistica della Sardegna, sono al palo. Lo denuncia il Coordinamentu Pro Su Sardu ufitziale (Csu), organizzazione di esperti e appassionati di lingua sarda. “Nonostante l’ok del Consiglio regionale dell’agosto 2015 – spiega il Csu – e del Consiglio dei Ministri del dicembre dello stesso anno, il tutto è lettera morta”.
La contromossa è già pronta: il Coordinamentu invierà a ogni consigliere regionale un dossier su questa vicenda per chiedere subito l’applicazione delle norme. “Si tratta di una serie di norme – si legge in una nota – che devolvono alla Regione la competenza di alcuni procedimenti amministrativi relativi all’uso della lingua sarda nella Pubblica Amministrazione e nella scuola, già previsti dalla legge statale che nel 1999 riconobbe al sardo il rango di lingua e che finora erano in capo al Dipartimento Affari Regionali. Lo strumento scelto, ‘consigliato’ in alcune sentenze della Corte Costituzionale, era stato quello delle norme di attuazione dello Statuto Speciale che prevedono un iter abbastanza complesso tra Commissione Paritetica Stato-Regione, Consiglio Regionale, Consiglio dei Ministri e infine decreto del Presidente della Repubblica che era arrivato a gennaio di quest’anno. Da allora il silenzio”.