Un durissimo affondo contro la proposta di legge 1887 in discussione alla Camera arriva dalla Regione, che denuncia un grave attacco all’autonomia e alla tutela ambientale dell’isola. L’assessora regionale della Difesa dell’Ambiente, Rosanna Laconi, esprime “profonda preoccupazione e disappunto” per un provvedimento che rischia di avere un impatto sproporzionato su un territorio che già oggi ospita oltre 200 chilometri quadrati di servitù militari, tra Teulada, Perdasdefogu-Quirra e Capo Frasca.
Secondo la Giunta Todde, il testo in esame introduce modifiche pericolose al Codice dell’Ordinamento Militare, in particolare per quanto riguarda i rapporti tra le normative ambientali regionali e le esigenze di difesa nazionale. “La Sardegna non può continuare a sopportare il peso delle decisioni dello Stato senza confronto e senza considerazione per la nostra specificità territoriale”, dichiara Laconi.
Nel mirino della Regione ci sono tre aspetti chiave. La subordinazione delle leggi regionali – La proposta introduce una “clausola di compatibilità” tra normativa ambientale e difesa, che rischia di lasciare mano libera allo Stato di ignorare, di fatto, le competenze regionali, senza criteri oggettivi e con valutazioni unilaterali. L’equiparazione dei poligoni a siti industriali dismessi – La norma prevede di trattare le aree militari come se fossero ex siti industriali, permettendo soglie di contaminazione più alte per agenti come metalli pesanti, idrocarburi ed esplosivi. Per Laconi, si tratta di un vero e proprio arretramento nella tutela della salute pubblica e dell’ambiente, in contrasto con il principio secondo cui la bonifica deve essere proporzionata all’uso effettivo del suolo. Il potere di veto dello Stato Maggiore – Secondo la nuova proposta, ogni vincolo paesaggistico o ambientale imposto dalla Regione su aree militari dovrà ricevere il via libera preventivo dello Stato Maggiore della Difesa. Una clausola che mina le prerogative costituzionali delle autonomie territoriali e rischia di rendere inefficaci strumenti fondamentali di tutela ambientale, come i siti della Rete Natura 2000.
“La sicurezza nazionale non può essere un paravento per esautorare le Regioni”, ha dichiarato ancora Laconi. “Vogliamo un equilibrio responsabile, non un automatismo che calpesta la concertazione istituzionale e cancella ogni possibilità di co-uso o riconversione delle aree militari”. La Regione chiede modifiche radicali al testo della legge, inclusa la soppressione delle disposizioni più controverse. L’attacco del Governo centrale, osserva l’assessora, si somma agli effetti dell’insularità, aggravando il divario strutturale tra lo Stato e la Sardegna, che continua a subire “sacrifici senza contropartite”. “Ci aspettiamo che il Parlamento riconosca la legittimità delle nostre rivendicazioni e restituisca alla Sardegna il rispetto delle sue prerogative, ambientali e istituzionali”, conclude Laconi.