Il Pd che fa le risse da una parte; lui, il manager di Sardex, un passato da enfant prodige della moneta virtuale, dall’altra. Va così a Serramanna, “trenta chilometri da Cagliari sulla strada ferrata, due in più in macchina”. Gabriele Littera, 36 anni, parla dalla sua casa, convertita in tempo di Covid nel suo personale quartier generale per le Comunali 2021. Si voterà a ottobre, con molta probabilità il 10 e l’11. Littera guida una lista civica, tutta di sinistra, dove sono approdati pezzi dell’ex maggioranza mandata a casa da una faida interna al Pd.
Facciamo prima la scheda di Serramanna. Abitanti?
Sono circa 8.800.
Di cosa vive la cittadina?
Servizi, commercio e agricoltura. I carciofi sono la nostra produzione più rinomata. Ma esportiamo anche angurie e meloni. Florido il mercato degli asparagi. Non mancano nemmeno gli agrumeti, i cereali e il pomodoro, trasformato dall’unica industria presente.
Trend di spopolamento?
Purtroppo ci riguarda: a fronte di una forbice di nuovi nati che oscilla tra 40 e i 55, i decessi si attestano tra i 120 e i 130. Parliamo di cifre annue.
Poco meno di novemila anime, la popolazione che decresce, ma molte guerre. Cos’è successo in Municipio?
Dopo nove anni di consiliatura, pezzi di maggioranza hanno mandato a casa il sindaco Sergio Murgia.
Al suo terzo mandato.
Sì, ha fatto cinque anni da vicesindaco e due mandati da primo cittadino.
Troppi?
Sino allo scorso marzo, quando la crisi in Comune si è chiusa con l’arrivo del commissario, nella coalizione nessuna crepa.
Poi cos’è accaduto?
Le versioni che circolano sono diverse: qualcuno dice che la fine anticipata della consiliatura l’abbia voluta il gruppo di Gigi Piano, il segretario provinciale del Pd, ex consigliere regionale e aspirante sindaco.
Un dem di area Fadda.
Con Murgia erano legatissimi. Sia il primo cittadino uscente che Piano provengono da La Margherita.
L’altra versione dei fatti qual è?
Il sindaco è stato accusato di poca collegialità e condivisione. Tuttavia dopo 14 anni di linea politica amministrativa condivisa, riesce un po’ difficile capire le ragioni di un’improvvisa crisi con conseguente rottura.
Lei ha stretto alleanza con Murgia?
Con l’ex sindaco abbiamo avuto diversi incontri, molto sereni e costruttivi, ci sosterrà. Due ex assessori hanno, inoltre, deciso di aderire alla nostra lista civica.
Il sindaco uscente sosteneva inizialmente che avrebbe fatto una sua lista. Ipotesi tramontata?
La lista del sindaco sì. Ma sulla possibilità che emergano altri candidati per la guida del Municipio non si può escludere.
Serramanna di cosa ha bisogno?
Serramanna ha bisogno di guardare al futuro con più fiducia e serenità. L’esperienza della crisi, anche per come è maturata, dimostra in primo luogo gli sgambetti non servono. Idem le strategie che nulla c’entrano con la comunità e i suoi interessi. Un commissario, per quanto possa ben amministrare, non sostituisce l’esercizio della democrazia di una Giunta e un Consiglio.
Nella sua lista ci sono anche pezzi di centrodestra?
Serramanna ha una tradizione politica distante dalla destra. Nella mia lista, che resta civica, non ci sono pezzi della destra piuttosto persone moderate che si riconoscono in valori comuni e mettono al primo posto il bene della comunità.
Tre priorità?
Lavoro e reddito in primo luogo. Dobbiamo puntare alla valorizzazione del nostro territorio favorendo la nascita di nuove imprese; dobbiamo fare in modo che crescano quelle esistenti; dobbiamo rendere attrattivo il nostro paese per far sì che altre aziende decidano di insediarsi da noi.
Tuttavia creare lavoro non è compito di un’amministrazione comunale.
Un Comune non ha competenza diretta in maniera economica, ma può fare moltissimo per aiutare il tessuto produttivo. Pensiamo, per esempio, ai tributi comunali in tempo di pandemia: lo slittamento dei pagamenti o forme di sgravio sono un sostegno importantissimo. Ma mi riferisco anche alla cessione di spazi pubblici per la ripresa di un settore importante come la ristorazione o per le società sportive. Non secondario è il supporto che un Comune può fare alla diffusione e alla promozione di tutte le misure, regionali, nazionali ed europee, a supporto delle imprese. Cito ‘Resto al Sud’, uno dei diversi interventi di Invitalia (l’Agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa) o gli aiuti che promuove l’Ente nazionale microcredito.
Dopo lavoro e reddito cosa c’è?
Se l’occupazione cresce, aumentano anche i consumi. Difendere la qualità della vita è un ottimo viatico per contribuire alla nascita di nuove famiglie e quindi contrastare lo spopolamento. Ci sono Comuni come San Sperate e Uta che sono riusciti a diventare attrattivi. Nel primo caso offrendo soprattutto cultura e servizi. A un’amministrazione locale spetta creare tutta una serie di condizioni di supporto alla quotidianità: mi riferisco, per fare un altro esmepio, agli asili e all’organizzazione delle strutture scolastiche, da cui dipende la didattica. Il nostro programma elettorale, non a caso, guarda lungo: vogliamo pensare anche alla Serramanna dei prossimi vent’anni, non solo a quella di oggi.
C’è nella comunità un punto di forza?
Assolutamente sì: la rete dell’associazionismo è un fiore all’occhiello di Serramanna. È l’espressione della solidarietà, ma anche l’attaccamento ai valori della cultura e dello sport. Nella nostra comunità giovani e anziani sono un punto di riferimento. Sono una risorsa che deve poter continuare a marciare insieme.
Riconosce un merito all’amministrazione uscente?
Su tutto mi viene in mente la progressione della cultura: in dieci anni sono stati fatti passi da gigante sia rispetto ai servizi bibliotecari sia sul fronte di altre iniziative culturali come ad esempio il Festival Strangius, ora alla terza edizione. C’è ancora tanto da fare ma si parte da una base sicuramente solida.
Il dubbio è sempre lo stesso: con la cultura si mangia?
Le esperienze di San Sperate e Berchidda, ma possiamo citare anche Santa Teresa e Narcao, dimostrano che una comunità può diventare punto di riferimento e quindi essere riconoscibile come meta culturale, con tutto ciò che ne consegue in termini di servizi di supporto. Dalla ristorazione all’alloggio. Mi viene in mente anche il caso di San Gavino che sta trasformando il muralismo in business attraverso i giovani che promuovono i tour. Pensiamo anche al Premio Dessì a Villacidro.
Serramanna ha un suo evento culturale?
La seconda domenica di maggio la comunità celebra la festa di Sant’Isidoro, che è la nostra piccola Sant’Efisio. Dobbiamo farla cominciare una settimana prima e dobbiamo poter andare avanti anche i giorni successivi. Ma è un esempio.
Quale patrimonio può vantare Serramanna?
Serramanna ha una tradizione importantissima sugli edifici in terra cruda. Ne contiamo centinaia. Sia case che edifici industriali. Alcuni molto bene conservati, altri da ristrutturare. I più antichi risalgono al Cinquecento. È la nostra storia.
Perché votare lei e non Gigi Piano?
Piano ricopre incarichi da oltre vent’anni. Certamente sempre grazie al voto dei serramannesi. Tuttavia ora è arrivato il momento di una svolta radicale e decisiva: dobbiamo offrire l’opportunità a Serramanna di una politica diversa e soprattutto la possibilità di avere un progetto differente. Credo, a 36 anni, di avere quella freschezza che serve per costruire la Serramanna di domani.
Lei ha tessere di partito?
No. Sono totalmente libero da quei condizionamenti e da quelle dinamiche per cui non sempre interesse pubblico e politico coincidono. La nostra civica segna un nuova progettualità. Vogliamo che Serramanna sia punto di riferimento anche per i Comuni vicini a noi. MI riferisco a Serrenti, Nuraminis, Samassi e Villasor. Se vogliamo continuare a crescere, dobbiamo pensare non solo a noi stessi, ma anche al territorio di cui facciamo parte.
Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)