“Sulla recente dichiarazione del titolare dell’Ambiente Sergio Costa sulla esclusione della Sardegna come deposito nazionale delle scorie nucleari, rispondiamo che a noi sardi non basta che il ministro si limiti a pensare come hanno fatto i suoi predecessori. Perché ha parlato a titolo personale, ha detto che lui pensa che l’ipotesi Sardegna vada esclusa”. Lo scrive in una nota la leader di Sardigna Libera, Claudia Zuncheddu.
“Ai ministri dello Stato italiano – si legge – noi sardi chiediamo atti concreti responsabili e ufficiali una volta per tutte. A tutt’oggi i dicasteri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico persistono nel non rendere pubblica la mappa dei siti che considererebbero sicuri per il deposito unico delle scorie radioattive. La scienza indipendente mondiale si è già espressa. Non esiste nel pianeta un luogo sicuro per il deposito delle scorie nucleari. Il fallimento dell’esperienza in Germania e del progetto degli Usa sotto Obama conferma che è impossibile mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi sia con lo stoccaggio a grandi profondità che in megastrutture di superficie. I rifiuti nucleari devono essere gestiti nelle sedi di produzione. In Sardegna non abbiamo centrali nucleari da smantellare né abbiamo mai usufruito di quelle fonti energetiche”.
La nota continua così: “È nostro dovere gestire le scorie prodotte nei nostri ospedali per attività di medicina nucleare e di ricerca, ma non siamo disposti a farci carico dei rifiuti radioattivi prodotti dallo smantellamento delle centrali nucleari italiane né da altre fonti extra isolane. Preoccupa che in materia ambientale e della Sanità pubblica, il Governo M5s-Lega non dia segni di discontinuità con la visione coloniale della Sardegna espressa da tutti i precedenti governi. Il ricorso da parte di Zero Waste Sardegna/Italia alla Corte Europea, contro il Decreto Sblocca Italia del precedente governo, che prevede l’incremento di inceneritori e trivellazioni, è stata una necessità per salvaguardare i diritti alla salute dei nostri territori. In termini di servitù e di inquinamento la Sardegna ha già dato”.