Il centrodestra sardo è in controtendenza rispetto al quadro nazionale dei ballottaggi, dove l’alleanza tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia ha funzionato portando la coalizione alla vittoria in città tradizionalmente di sinistra come Pisa e Siena. Nel’Isola, invece, il modello non ha trascinato né convinto gli elettori: ad Assemini, dove il Psd’Az ha persino riproposto il modello delle Politiche correndo insieme al partito di Salvini, ha prevalso la candidata M5s Sabrina Licheri, diventata la nuova sindaca. Stesso scenario a Iglesias: a vincere è stato Mauro Usai, il 29enne del Pd alleato con l’Udc. Nel capoluogo del Sulcis il centrodestra non era nemmeno unito, visto che l’aspirante prima cittadina dei Riformatori, Valentina Pistis, era appoggiata solo da un pezzo di Forza Italia e dai Fratelli d’Italia: Psd’Az e Lega non si sono nemmeno presentati alle urne.
La doppia sconfitta del centrodestra sardo si presta a più letture. Il primo elemento da rilevare sembra però indipendente dalla coalizione stessa: sia a Iglesias che ad Assemini hanno vinto i partiti uscenti, segno che gli elettori hanno ritenuto soddisfacente il governo delle rispettive città decidendo di optare per la continuità amministrativa. Nel capoluogo sulcitano, Emilio Gariazzo, l’ormai ex fascia tricolore, è del Pd come il neoeletto Usai; ad Assemini la Licheri è l’erede di Mario Puddu, nella cui maggioranza M5s ha fatto per cinque anni la presidente del Consiglio comunale.
Il secondo elemento col quale si può spiegare il mancato successo del centrodestra sardo è legato all’assenza del voto di opinione alle Amministrative, su cui la Lega di Salvini sta costruendo il proprio consenso a colpi di demonizzazione nei confronti dei migranti e dei rom. Temi, questi, non evidentemente sentiti in centri di non grandi dimensioni come Iglesias e Assemini, e anzi diventati marginali rispetto a quell’effetto trascinante a cui la stampa nazionale attribuisce parte del successo elettorale del centrodestra in questi ballottaggi.
C’è poi una questione relativa al peso politico che nei Comuni dell’Isola hanno le forze autonomiste e indipendentiste regionali, ed è questo il terzo elemento di analisi: probabilmente a livello locale la spinta sovranista è molto meno radicata di quando si pensi. Ad Assemini, col candidato sconfitto non correva solo il Psd’Az, ma anche il Partito dei sardi: eppure la neosindaca di M5s, quindi di un movimento cosiddetto italiano, ha vinto con un distacco di venti punti (59,19 per cento contro 40,81).
Il grande interrogativo delle forze politiche sarde, di tutte indistintamente, è capire adesso quanto i risultati elettorali di Iglesias e Assemini possano essere considerati una cartina di tornasole rispetto alle Regionali del prossimo anno. Ragionevolmente si tratta di due verdetti che, per quanto possano galvanizzare le scuderie dei partiti uscite vittoriose dalle urne, sono troppo diversi dalle Regionali, dove la vicinanza tra candidati ed elettori avrà la sua incidenza, come alle Amministrative, ma a influire sarà anche e soprattutto la percezione degli elettori sul governo della Giunta uscente.
Al. Car.
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