Sanità in crisi, Bartolazzi difende la riforma: “Fatemi lavorare, i risultati arriveranno”

Armando Bartolazzi difende il disegno di legge per la riorganizzazione del sistema sanitario sardo. Durante l’assemblea dei sindaci a Cagliari, organizzata dall’Anci, l’assessore alla Sanità ha ribadito che la proposta della Giunta non è né “bocciata” né “insufficiente”, ma rappresenta un primo passo verso una riforma più ampia. “Abbiamo passato una sorta di scheletro del disegno di legge in giunta, che verrà emendato per potenziarlo e recepire le istanze dei Comuni e delle associazioni dei pazienti”, ha spiegato l’assessore, sottolineando la necessità di migliorarlo con l’apporto di tutti, inclusa l’opposizione.

Bartolazzi ha ammesso che i problemi della sanità sarda sono molteplici e complessi, e richiedono una grande collaborazione tra le forze politiche e il territorio. “Stiamo cercando di affrontarli al massimo delle nostre possibilità”. L’assessore ha anche risposto alla mozione di sfiducia presentata dal centrodestra, definendola “parte della dialettica politica”, ma si è detto sicuro del proprio operato: “Sono a posto con la mia coscienza, so come ho lavorato e cosa posso fare”. Poi rivendica: “Io, prima di venire qui, sono stato presidente della commissione dell’organizzazione mondiale della sanità per l’Europa, dove mi sono occupato dei prezzi dei farmaci innovativi: è inverosimile che non riesca a fare qualcosa di buono per la Sardegna. Sicuramente c’è gente più brava di me, ma se mi lasciate lavorare – se collaboriamo – qualche risultato si porta a casa”.

Riguardo alla riorganizzazione degli ospedali, Bartolazzi ha ribadito la necessità di assegnare a ciascun ospedale specifiche funzioni, come avviene nei Paesi dove il sistema sanitario funziona meglio. “Ogni ospedale deve avere una missione specifica, così si rifunzionalizza il sistema”, ha spiegato. Tra le criticità rilevate, ha evidenziato la migrazione del personale medico verso i grandi centri di Cagliari e Sassari, e ha proposto di ampliare la rete formativa, coinvolgendo anche gli ospedali periferici.

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