Sanità, coro unanime degli ospedali: poco personale e problemi strutturali

Personale insufficiente e problemi strutturali. Un ritornello che la commissione Sanità del Consiglio regionale è costretta a sentire ogni volta che organizza una missione per visitare qualche ospedale sardo. A patire questi problemi sono soprattutto quelli delle zone più periferiche, ma seppure con proporzioni diverse, un po’ tutti i presìdi soffrono una situazione di inadeguatezza. Ultimo in ordine di tempo il San Martino di Oristano, ospedale che la riforma sanitaria ha classificato come di primo livello, che oggi è stato oggetto di attenzione da parte del parlamentino del Consiglio. Anche in questo caso i primari interpellati hanno espresso preoccupazione soprattutto per l’insufficienza dei medici che rischia di non garantire l’assistenza ai cittadini per ventiquattro ore. Questo sembra essere il denominatore comune in diversi ospedali, magari in reparti diversi, ma la situazione sta diventando difficile, soprattutto perché alla richiesta di sanità dei territori si lega inevitabilmente la difficoltà di raggiungere gli ospedali più attrezzati.

Dopo il sopralluogo all’ospedale San Martino di Oristano, alla commissione del Consiglio regionale mancano soltanto gli ospedali di Cagliari. Dunque è già possibile fare un primo bilancio del tour del malessere in cui un po’ tutti gli ospedali hanno lanciato il grido d’allarme. Il vice presidente del parlamentino, Daniele Cocco, conferma che “a parte qualche piccola eccezione il vero problema è la carenza di personale”. Solo all’ospedale di Nuoro reparti come la chirurgia e la neuorchirurgia “sono sottodimensionati al 40 per cento – sottolinea Cocco – la situazione non cambia per pediatria, urologia e radiologia”. È l’effetto di una riforma sanitaria approvata durante la scorsa legislatura ma che non è riuscita a entrare a regime, creando una situazione di grosse difficoltà nella riorganizzazione degli ospedali. Della commissione Sanità, fa parte anche il consigliere regionale del Psd’Az, Stefano Schirru, che alla carenza di personale aggiunge il problema “dei macchinari obsoleti con cui sono costretti a lavorare i medici di Oristano”. Ampliando lo spettro a tutto il panorama regionale “abbiamo trovato situazioni di criticità in quasi tutti gli ospedali – aggiunge il sardista – questo perché nei cinque anni precedenti non sono stati fatti gli interventi per valorizzare le strutture”. Partendo da queste carenze, Schirru rilancia l’idea di “costruire nuovi ospedali nel territorio perché servono strutture all’avanguardia più di presidi vecchi ristrutturati”.

L’esponente dei Progressisti, Francesco Agus, dice: “Dai sopralluoghi portati avanti negli ultimi due mesi sono emerse situazioni gravi che non sono certo nate ieri, ma sono il frutto di una programmazione sbagliata degli ultimi dieci anni”. Agus chiede che in futuro “non vengano fatte promesse senza avere le risorse, perché queste emergenze si risolvono soltanto con fondi che spero vengano inseriti nella prossima finanziaria“. Dura anche la segretaria della commissione, Carla Cuccu (M5s) che si concentra sull’ultimo sopralluogo denunciando una situazione in cui si verifica “la carenza e l’insufficienza del materiale sanitario di consumo: al momento nella sala operatoria si stanno usando solo le garze laparotomiche e longuette”. In questo clima di allarme si attende una riforma che aveva come primo obiettivo quello di eliminare l’Ats, Azienda unica sanitaria regionale a cui fanno riferimento la maggior parte degli ospedali sardi. Resta da capire se la riforma della rete ospedaliera verrà modificata o si cercherà di applicare in maniera definitiva quella approvata durante la scorsa legislatura con un dibattito che ha garantito molte deroghe a strutture che, per bacino di utenza servito e per i dettami ministeriali, non le avrebbero potute avere.

Matteo Sau

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