Sanità sarda nella bufera. Dopo una seduta fiume in consiglio regionale, l’assessore alla Sanità, Luigi Arru, è stato bloccato all’uscita dal palazzo del Consiglio regionale, a Cagliari, da un gruppo di manifestanti che gli ha dato del “buffone”, chiedendo a gran voce le sue dimissioni.
Si tratta di dipendenti dell’Aias, l’associazione che in Sardegna si occupa di assistenza e riabilitazione di disabili e anziani, con la quale nei giorni scorsi la Regione ha sciolto il contratto di convenzione. In Aias lavorano 1200 persone da nove mesi senza stipendio.
L’auto di Arru è stata scortata letteralmente dagli uomini della Questura per un centinaio di metri, fino a che non ha potuto allontanarsi dal palazzo del Consiglio regionale. Della vertenza si è parlato anche in Aula, dove sono state discusse tre mozioni in tema di sanità, una di sfiducia contro l’assessore, bocciata poi ma dall’Aula.
In particolare sulla vicenda Aias parlando in aula l’assessore Arru ha citato i 150 milioni in tre anni avuti dall’associazione dal committente pubblico e sottolineato che “non c’è relazione tra i pagamenti delle fatture e quello degli stipendi, come hanno detto anche i giudici amministrativi. È ora di finirla con famiglie messe alla fame non per responsabilità della Giunta né dell’Ats. Se sono sicuri di essere nel giusto, facciano esaminare i bilanci da un soggetto terzo, che analizzi anche quello che ha dato la Regione in questi anni all’Aias”.
L’assessore ha poi parlato anche della Rete ospedaliera rispondendo a chi aveva sollevato dubbi sulla validità. Arru ha ribadito che sono stati chiesti documenti dal Ministero della Salute, per capire se la riforma risponde ai Livelli Essenziali di Assistenza e alle norme di tutela dei cittadini. “Ci hanno fatto osservazioni per capire i punti di accesso alle patologie tempo dipendenti e voluto chiarimenti sui presidi di area disagiata. Nessuna bocciatura, quindi, se ritardo c’è, questo è legato anche al cambio di Governo. Di sicuro abbiamo sbloccato 250 milioni, sull’edilizia sanitaria, fermi a Roma perché non avevamo la riforma”.
Sui nuovi presidi per i diabetici, l’assessore, spiegano dalla Regione, “ha ammesso che ci sono state difficoltà nell’applicazione della delibera che prevede l’utilizzo del Freestyle, ma anche citato atti di osservatori scientifici specializzati che certificano la varietà e quantità di presidi messi a disposizione dalla Regione”. “Non dico certamente che va tutto bene, ma non mi pento neanche per aver ricostituito la Consulta della Diabetologia dopo cinque anni di vuoto, aver istituito la rete oncologica, aver dato alla Sardegna per la prima volta un servizio moderno e dedicato di elisoccorso”.