Sa Die de sa Sardigna in forma ridotta: “Oggi il nemico da scacciare è il virus”

Una celebrazione condizionata dall’emergenza coronavirus quella di Sa die de sa Sardigna che, proprio a causa della situazione sanitaria lega la volontà di liberarsi di un male ai moti che nel 1794 liberarono l’Isola da predominio piemontese. Oggi in Consiglio regionale c’è stata la cerimonia con interventi brevi in un’aula poco affollata rispetto alle edizioni precedenti. A introdurre la giornata è stato il presidente dell’assemblea, Michele Pais, che nel suo intervento ha inserito numerosi riferimenti all’emergenza Covid-19: “Oggi il nemico è più subdolo non si vede, colpisce indistintamente uomini e donne, si insinua nei luoghi di cura, di lavoro e di svago ed è un avversario ancora più difficile da combattere”. Pais ha ricordato che la Sardegna “non è stata risparmiata da questa pandemia virale devastante, anche noi piangiamo i nostri morti e lottiamo quotidianamente per arginare la diffusione dei contagi”.

Poi il ringraziamento ai cittadini sardi per i sacrifici fatti, e in particolare agli operatori sanitari in prima linea, ma anche a tutti i volontari della Protezione civile. Non è mancato il ricordo di chi ha perso la vita, a partire dai “due medici di altissimo valore umano e professionale: Nabeel Khair, medico di base a Tonara, e Marco Spissu, chirurgo stimatissimo del policlinico sassarese”. Un richiamo alla crisi economica legata al virus, con “imprese e centinaia di posti di lavoro che rischiano di scomparire”. Ma, ha sottolineato Pais, “in questa direzione vanno le misure adottate dal Consiglio e dalla presidenza della Regione, e nell’imminente saranno approvate importanti misure a favore di imprese e lavoratori stagionali. È uno sforzo economico senza precedenti”.  In ogni caso, “come nel 1794, la Sardegna fa fronte comune. Il nemico da scacciare sembra oggi più resistente e determinato ma sono sicuro che oggi, come allora, il popolo sardo unito riuscirà a vincere la sua battaglia”.

“La nostra riflessione sui valori che Sa Die rappresenta ed evoca nel popolo sardo, si riempie di contenuti antichi nuovi ed assume una dimensione simbolica che interpella la nostra capacità di resistere, di essere forti, che è insita nell’identità del nostro popolo insieme alla capacità di riprendersi e di ripartire superando anche questa ennesima tragedia della storia. Uniti per ripartire”, ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas nel suo intervento tutto in sardo in Consiglio. “La festa del popolo sardo che oggi ha avuto un significato ulteriore, di ripartenza della Sardegna e di costruzione di un futuro che – ha aggiunto Solinas – dobbiamo disegnare sicuramente nella nuova normalità che deve essere restituita a ciascun sardo. Come un tempo cacciammo gli oppressori, così oggi dobbiamo scacciare il virus dalle nostre vite e dobbiamo ritenerci tutti impegnati in questa grande battaglia per ritornare ad una vita il più possibile normale”.

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