Rinnovabili, scontro tra Regione e Governo sulle aree idonee: ricorso della Giunta su tre impianti autorizzati dal ministero

Prosegue lo scontro a distanza tra Regione Sardegna e ministero dell’Ambiente sulle aree idonee ad ospitare impianti energetici da energie rinnovabili. L’esecutivo di Alessandra Todde ha deciso di appellarsi alla Consulta per bloccare la realizzazione di tre impianti agrivoltaici nell’Oristanese, sollevando davanti alla Consulta il conflitto di attribuzione con lo Stato per le autorizzazioni di Valutazione d’impatto ambientale rilasciate di recente dal ministero. In sostanza, la Regione chiede che le sia riconosciuta la facoltà di regolare la definizione delle aree idonee alla produzione all’installazione di impianti da fonti di energia rinnovabile, annullando quindi i provvedimenti del Mase. Nel dettaglio, il conflitto di attribuzione riguarda tre decreti per l’autorizzazione per tre diversi impianti che andrebbero ad insistere nei comuni di Siamaggiore, Solarussa, Tramatza, Zeddiani, Zerfaliu. La direzione generale valutazione impatti ambientali del ministero “ha emesso una valutazione positiva senza neppure verificare se il progetto di volta in volta in esame ricadesse in un’area individuata come idonea dalle legge regionale – si legge in una nota dell’esecutivo – escludendo aprioristicamente l’applicazione della norma votata dal Consiglio regionale e regolarmente in vigore e ritenendo, inoltre, ‘illegittima qualsiasi disposizione normativa di rango regionale'”.

Il ministero “non solo ha tenuto una condotta contraria alle potestà legislative attribuite dallo Statuto speciale della Sardegna, ma ritiene illegittima qualsiasi disposizione in materia proveniente da qualsiasi regione italiana nell’individuare aree idonee o non idonee all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile”. La direzione del ministero per la Regione “non sostiene che la legge regionale non sia pertinente con la materia oggetto delle proprie valutazioni, ma ne esclude a priori l’applicabilità. Un organo dello Stato, quindi, non tiene conto del principio della separazione dei poteri, che sta alla base di ogni ordinamento democratico, disapplica una legge vigente e avoca a sé il potere che spetta a un organo di rango costituzionale – la Consulta, per l’appunto- anticipandone i potenziali effetti censori”. La disapplicazione della legge regionale, si legge ancora, prevede l’adozione di più decreti “che hanno espresso il giudizio di compatibilità ambientale in totale spregio delle prerogative della Regione e del Consiglio regionale sardo”. 

 “Io sono qui per rappresentare tutti i sardi, e non permetterò a nessuno di calpestare la volontà popolare e le leggi della nostra Regione. Sono qui, la giunta è qui, per difendere in ogni sede la nostra terra, le nostre regole, la nostra dignità. Non faremo un passo indietro”. Così sui social Alessandra Todde, dopo la decisione del suo esecutivo. “Lo abbiamo fatto per difendere i diritti dei sardi, sanciti dallo Statuto speciale e da una legge regionale pienamente in vigore – rimarca Todde -. Il ministero dell’Ambiente ha autorizzato tre impianti nei nostri territori ignorando deliberatamente la legge regionale 20 del 2024, che disciplina l’individuazione delle aree idonee alla produzione di energia da fonti rinnovabili”. Una legge approvata dal Consiglio regionale, ricorda la governatrice, “che tutela il paesaggio sardo e garantisce alle nostre comunità il diritto di decidere, e che lo Stato ha scelto di non applicare. Ha agito in spregio alle prerogative della nostra autonomia, disconoscendo una norma legittima e vigente. E lo ha fatto con il silenzio complice di chi, anche in Sardegna, ha finto per mesi di difendere l’ambiente, mentre oggi tace di fronte a un atto gravissimo. Noi non ci stiamo”.

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