“Siamo pronti a votare le proposte di Francesco Pigliaru, se faranno l’interesse della Sardegna”. A parlare non solo gli alleati di centrosinistra del neogovernatore, ma i rappresentanti di due partiti che fanno parte della coalizione di centrodestra: il deputato dei Riformatori, Pierpaolo Vargiu, e il segretario del Psd’Az, Giovanni Colli. Quanto basta per capire che la legislatura non ancora cominciata rischia di consegnare all’isolamento Ugo Cappellacci e la ‘sua’ Forza Italia.
Dunque, la politica sarda conosce un primo scossone, in positivo, quando ancora la Corte d’Appello di Cagliari non ha proclamato gli eletti. Riformatori e sardisti tendono un ramoscello d’ulivo a Pigliaru, su base programmatica. “Perché la situazione della Sardegna è disperata, bisogna fare lo sforzo di superare le appartenenze”.
Sia chiaro: non è un passaggio in maggioranza. “Noi – ci tiene a sottolineare Vargiu – restiamo saldamente nel centrodestra, dove i nostri elettori hanno deciso di rimanere. Ma se il presidente Pigliaru lavorerà davvero per portare la nostra Isola fuori dall’assistenzialismo prendendo la strada dello sviluppo endogeno, i Riformatori ci saranno. Noi non siamo né nemici né avversari di nessuno, ma portatori di un progetto politico per la Sardegna”.
Non è diverso il discorso di Colli, il segretario che, peraltro, si era battuto come un leone per traghettare il Psd’Az nel centrosinistra, ma poi l’11 gennaio l’assemblea nazionale scelse l’alleanza con Cappellacci. “Se il presidente Pigliaru – spiega il leader dei Quattro Mori – darà una risposta ai temi storici della sardismo, non abbiamo motivo per prendere le distanze. Anzi. Fiscalità di vantaggio, difesa della lingua sarda, accesso al credito per le imprese e continuità territoriale non hanno bandiere”.
Vargiu fa ancora una sottolineatura: “Sostenere le proposte di Pigliaru che coincidono con quelle del nostro programma, significa votare gratis, non contrattare chissà cosa. Noi in cambio chiederemo unicamente il rilancio della Sardegna”. Quindi lo sguardo rivolto agli indicatori economici: “Il nuovo governatore – continua il deputato – non è certo in una posizione invidiabile. È stato eletto alla guida della Regione nel momento più drammatico. Risulta negativo anche il residuo fiscale (la differenza tra entrate e spesa), e mi riferisco a quei 5 miliardi che sono i soldi dei contribuenti lombardi, coi quali la nostra Isola mantiene in vita l’assistenzialismo”.
Ma il parlamentare dei Riformatori non è morbido verso le forze del centrosinistra: “Si aggiunga che Pigliaru dovrà amministrare con una maggioranza formata da undici partiti. Vorrà dire continue rivendicazioni, richieste e paletti messi. Ogni volta che il presidente riunirà la sua coalizione, dovrà affittare la sala grande di un hotel. Sono condizioni da cireneo con la croce. Ma siccome la Sardegna non può perdere altro tempo, noi ci siamo. Non è il momento delle risse, ma quello della condivisione degli obiettivi”.
Colli è sulla stessa lunghezza d’onda, ancora una volta: “Il cambio di passo della nostra economica è una scadenza non più prorogabile. Per il Psd’Az non è certo una novità votare con la maggioranza. Nel 2006, sebbene due anni prima ci fossimo presentati da soli alle Regionali (con Giacomo Sanna candidato governatore), eravamo in prima fila nella battaglia della Vertenza entrate, pur facendo parte dell’opposizione. Se Pigliaru farà il bene della Sardegna, non metteremo alcuna pregiudiziale nel nostro voto”.
Ovviamente, è prematuro parlare di crepe nella maggioranza. Ma tutto porta lì, addirittura al rischio di una frattura. Senza Riformatori e Psd’Az, Cappellacci perderebbe sei consiglieri su 24. Cioè scenderebbe a 18, contro i 42 voti che andrebbero a Pigliaru. Roba da maggioranza bulgara, malgrado una legge elettorale che lo stesso Vargiu definisce “surreale”.
Il segretario Colli, tuttavia, una cosa la dice già al presidente uscente, pur senza citarlo espressamente. “In questa legislatura, il Psd’Az farà la sua opposizione, con un suo capo dell’opposizione”. E ciò limita già da ora i poteri di Cappellacci che, nei giorni scorsi, ha chiesto di diventare il coordinatore regionale di Forza Italia per fortificare il suo ruolo di leader della minoranza. Ma i sardisti si sfilano. Ordini da Cappellacci, si capisce, non ne prenderanno.
Alessandra Carta
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