Riforma della sanità, il ministero della Salute chiede l’impugnazione al Cdm e bacchetta la Regione

Era nell’aria, ora c’è l’ufficialità. Il capo dell’ufficio legislativo del ministero della Salute, Andrea Giordano, ha chiesto al governo di impugnare davanti alla Consulta la riforma del sistema sanitario sardo, approvata dal Consiglio regionale isolano lo scorso 7 marzo. In particolare, la contestazione dagli uffici ministeriali si concentra sul commissariamento delle asl, e nella nota si bacchetta anche la Regione per “l’assenza di riscontro ai chiarimenti richiesti al fine di escludere profili di incostituzionalità”.

È precluso al legislatore regionale “prevedere la generica possibilità di nominare un commissario straordinario- si legge nel documento- senza specificare i motivi ostativi alla sostituzione del direttore generale e senza stabilire le procedure e i requisiti necessari per detta nomina, senza che ciò determini inevitabilmente effetti lesivi della sfera di competenza statale”.

Inoltre, “la generica possibilità di nominare un commissario straordinario prevista dall’articolo segnalato realizzerebbe una lesione dei principi di ragionevolezza, adeguatezza e buon andamento dell’amministrazione, perché l’intervento legislativo regionale creerebbe un regime atipico e non definito quanto ai presupposti, ai requisiti e alle modalità procedimentali per la nomina dei vertici degli enti del sistema sanitario”.

E ancora, “la fattispecie regionale in argomento, non ricollega il commissariamento né a un’esigenza straordinaria o a una generica comprovata e giustificata impossibilità di copertura della vacanza mediante l’ordinario procedimento, né, tantomeno, ad alcuna delle fattispecie esemplificativamente indicate dalla Corte costituzionale, essendo, peraltro, tutti i direttori generali regolarmente in carica”.

Ne deriva che “la previsione regionale finisce anche per dare luogo ad una decadenza automatica dei direttori degli enti e delle aziende coinvolte del tutto svincolata da eventuali inadempienze gestionali o dall’accertamento del mancato raggiungimento degli obiettivi da parte dei vertici aziendali”. Per il ministero la risoluzione automatica del rapporto in essere dei direttori generali “non risulta conforme a quanto previsto a livello statale per l’istituto della decadenza, realizzando, quindi, una violazione dei principi fondamentali dettati dal legislatore in materia di tutela della salute ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione, nonché una violazione dell’articolo 97 della Costituzione, laddove il censurato automatismo potrebbe pregiudicare il buon andamento e l’esigenza di continuità dell’azione amministrativa”. Nel dettaglio, “la prevista possibilità di una decadenza automatica dei vertici aziendali sembrerebbe configurare un’ipotesi di spoil system più volte censurato dalla Corte costituzionale perché ritenuto in contrasto con le garanzie desumibili dal principio costituzionale di continuità dell’azione amministrativa”.

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