Il premier Matteo Renzi è a Sassari, nell’aula magna dell’Università, per la firma del Patto con la Sardegna con il governatore Francesco Pigliaru. Arrivano nell’Isola 2,9 miliardi di euro per superare il gap infrastrutturale dovuto all’insularità. 1,5 miliardi sono riservati ai settori prioritari: 313 milioni e 600mila euro per la mobilità, 195 milioni per le infrastrutture sanitarie, 140 milioni 463 mila per scuola e università, 285 milioni per il sistema idrico, 180 milioni per l’ambiente e le bonifiche, 292 milioni per lo sviluppo economico, 50 milioni per turismo e cultura, 45 milioni per gli ammortizzatori 2014 e 7 milioni per la governance. Nelle interviste della vigilia, Renzi ha sottolineato di aver mantenuto gli impegni presi. Plaude il centrosinistra, l’opposizione invece attacca parlando di “passerella inutile”, di “ennesimo intervento emergenziale pubblicizzato come una svolta” e di “un imbroglio per la Sardegna scippata da Renzi di più di un miliardo”.
“Ci sono alcune cose che limitano il progresso della Sardegna, che possiamo affrontare da soli, come la dispersione scolastica, la spesa ed efficienza sanitaria e lo sviluppo agroalimentare. Ci sono altri limiti che non possiamo affrontare da soli, primo fra tutti l’insularità. Nel maggio 2015 a Olbia abbiamo consegnato al Governo un dossier insularità e il Governo Renzi ha accolto le nostre richieste”. Lo ha detto il presidente della regione Francesco Pigliaru che ha aggiunto: “Il patto prevede una parte fondamentale, con tre punti essenziali: 30 milioni di euro l’anno per migliorare la continuità territoriale aerea, 300 milioni di euro per la rete ferroviaria e per la mobilità interna, e 400 milioni per la dorsale metano, con un accordo anche sul prezzo del metano”.
“Il Patto per la Sardegna fa tagliare il primo traguardo positivo al metodo del confronto tra Governo e Regione, con programmi e risorse. Il prossimo traguardo è quello delle realizzazioni rapide. Una sfida, per la politica nazionale e regionale e per entrambi gli esecutivi, che si vince solo con un grande investimento negli indirizzi chiari, nelle responsabilità individuate da subito (“chi fa che cosa”), nel cambio di regole e persone a capo delle burocrazie a capo dell’attuazione del Patto”. Così Francesco Sanna, deputato del Partito Democratico, a margine della firma del Patto.