C’è una distanza che non viene più nascosta nel centrosinistra e anzi sembra farsi sempre più netta col passare delle settimane: perché Pd e Partito dei sardi, primo e secondo gruppo della maggioranza con diciotto e cinque consiglieri rispettivamente, hanno ormai assunto posizioni politiche diverse. I dem continuano a ragionare in termini di coalizione, mentre il Pds ha lanciato da Ottana un nuova piattaforma programmatica volutamente trasversale. “Prima uniti e poi diversi”, è stato infatti lo slogan che venerdì scorso ha accompagnato l’assemblea sulla crisi industriale nel Centro Sardegna organizzata dagli indipendentisti guidati da Paolo Maninchedda. In uno scenario di questo tipo si complica il finale di legislatura in maggioranza, visto che il Pds non garantirà i propri voti in Aula solo in base all’appartenenza politica, ma lo farà rispetto al merito.
Dal fronte Pd, il capogruppo Pietro Cocco minimizza i rischi. “Una cosa – dice – è il confronto sui temi, dove è legittimo difendere anche posizioni dure, di contrarietà. Altro però sono i lavori del Consiglio e il Pds, lealmente, non ha mai fatto mancare il proprio sostegno”. Dal partito di Maninchedda, invece, filtra che gli indipendentisti dell’Aula non hanno alcuna intenzione di fare sconti agli alleati e continueranno “a non partecipare ai vertici di maggioranza sino a quando non verranno date risposte su temi cruciali come la crisi del lavoro e il disastro della sanità“.
In teoria non sarebbe un problema, visto che i temi su cui il Partito dei sardi annuncia battaglia sono gli stessi considerati prioritari dal centrosinistra negli ultimi nove mesi di legislatura, come spiegato a metà aprile dallo stesso governatore Francesco Pigliaru. Ma al Pds non piace la freddezza del Pd rispetto all’invito ad agire “prima uniti e poi diversi”, mentre i dem non gradiscono che il Partito dei sardi prepari alleanze trasversali. E questa speculare presa di posizione farà sentire inevitabilmente i propri effetti perché funzionale alla gestione degli accordi per le Regionali 2019.
La seduta di sabato 28 aprile, quando il Consiglio si riunisce per celebrare Sa die de sa Sardigna che coincide quest’anno con i settant’anni dello Statuto, si preannuncia come un’ennesima occasione di divisione all’interno della maggioranza: il Pds non ha nemmeno firmato la mozione del capogruppo Pd per convertire ‘Procurade e moderare’ in inno della Sardegna. Cocco dice: “Se ne discuteva da tempo, fuori e dentro l’aula. Abbiamo sentito tante persone, a cominciare da numerosi intellettuali, e tutti hanno convenuto sul fatto che questo canto popolare ancora rappresenti sentimenti e valori diffusi come la lotta ai soprusi e alle diseguaglianze”. La mozione è stata invece sottoscritta dai capigruppo di Psd’Az e Udc, Angelo Carta e Gianluigi Rubiu, e dall’ex di Forza Italia, Pietro Pittalis, dimissionario la scorsa settimana.
Se il problema tra Pd e Partito dei sardi è di impostazione politica e ha a che fare con le alleanze per le Regionali del prossimo anno, è difficile che ci sia una convergenza sulla nuova legge urbanistica, una dei tre temi considerati prioritari dal centrosinistra. Invece, nella pratica, gli oltre 130 articoli che normeranno il governo del territorio metteranno d’accordo l’intera coalizione perché il testo verrà reso neutro, ‘ripulendolo’ da tutti i passaggi su cui la maggioranza si è a lungo divisa e gli ambientalisti inpuntati: saranno cancellati sia l’articolo 43 sui progetti ecocostenibili a regia regionale che l’allegato A4 sugli aumenti volumetrici. Resterà solo il premio di cubature al 25 per cento per gli alberghi sul mare, ma le strutture che hanno già beneficiato del Piano casa potranno realizzare solo i volumi residui rispetto al tetto massimo stabilito. “La legge – sottolinea Cocco – verrà votata dall’Aula prima dell’estate perché è indispensabile: fatti salvi i vincoli del Ppr, permetterà di snellire le procedure che sino a oggi hanno impedito ai Comuni di adeguare i Puc allo stesso Piano paesaggistico”.
Al. Car.
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