Regione, la tentazione centrista di Progressisti e Pd

Per ora è solo un ragionamento interno. Ma concreto. Sia nei Progressisti di Massimo Zedda e Francesco Agus, sia nel Pd commissariato in Sardegna dal segretario nazionale Enrico Letta, si guarda al centro per costruire nuove alleanze.

L’orizzonte sono le Regionali del 2024, alle quali mancano ancora ventisei mesi. Ma la sinistra in Sardegna si sta accorgendo (meglio tardi che mai) di non avere un progetto politico di lungo respiro. Nell’Isola l’ultima vera proposta organica di governo risale ai tempi di Progetto Sardegna, quando Renato Soru, che aveva il profilo perfetto per diventare il candidato del centrodestra (mattonaro quanto bastava e capitano d’azienda), si mise a capo dello schieramento opposto imboccando la via della salvaguardia ambientale e regalando ai sardi una nuova consapevolezza su valore e significato della sostenibilità.

Come sia finita, lo sappiamo: Soru e i capibastone del Pd – con Antonello Cabras e Paolo Fadda in testa – si sono rivelati tre assolute prime donne che hanno preferito soddisfare personalismi e vendette piuttosto che la necessità di costruire per la Sardegna un percorso duraturo di sviluppo. Le alleanze che sono seguite alle dimissioni di Soru, dalla fine del 2008 in avanti, hanno scimmiottato stancamente il ‘modello Ulivo’ di Romani Prodi, con l’aggravante che la sinistra antagonista è stata progressivamente scaricata perché considerata residuale.

Il segno di quel processo, che non si è certo rivelato foriero di buon governo (nella passata legislatura la maggioranza di centrosinistra in Consiglio regionale sembrava in guerra con la Giunta di Francesco Pigliaru, e viceversa), sta paradossalmente trovando nuova linfa: Progressisti e Pd, che hanno ripreso a dialogare al proprio interno, manifestano in queste settimane la tentazione di non escludere dalla futura coalizione le forze di centro. Che in Sardegna sono l’Udc e i Riformatori.

È ovvio che una ragionamento di questo tipo è funzionale solo a una vittoria elettorale, ma non ha alcun fondamento valoriale, perché i partiti di Giorgio Oppi e Massimo Fantola sono due solidi alleati di Christian Solinas, di cui stanno avallando il disastro sardo che è sotto gli occhi di tutti.

Sulla tentazione di Progressisti e Pd si è fatto accenno a Tramatza, dove Partito dei Sardi e l’Associazione RossoMori hanno organizzato un incontro-dibattito dal titolo “Un’alternativa per la Sardegna tra nazione e società”. Non è separatismo né nazionalismo, ma indipendentismo democratico e autonomismo, ovvero ottenere un riconoscimento in Europa senza smettere di appartenere allo Stato italiano. Tra i relatori c’erano anche pezzi di Pd e lo stesso Agus, ma proprio a Tramatza l’apertura al centro non ha strappato applausi (domani Sardinia Post dedicherà un approfondimento all’iniziativa di PdS e Associazione RossoMori).

Per una parte del centrosinistra di oggi, l’alleanza con Udc e Riformatori sarebbe possibile solo se a brevissimo (non a gennaio 2024) i partiti di Oppi e Fantola scaricassero Solinas. Allora sì che si sarebbe un gesto politico capace di aprire scenari diversi: la presa di distanza dalla politica a trazione Lega-Psd’Az diventerebbe oggettiva.

Ogni altro ragionamento, invece, con lo sguardo rivolto al centro, rischia di trasformare la politica in una corazzata che punta solo alla conservazione del potere e alla conquista di nuove poltrone. Sarebbe un progetto senza appeal, non certo un freno all’astensionismo.

La novità assoluta è che in Sardegna si stia parlando di Regionali quando ancora mancano due anni. Dal 2009 a oggi, il candidato è sempre stato scelto un mese prima del voto. Ma oltre ai buoni propositi politici, sarebbero necessarie anche proposte di governo concrete, non scenari buoni solo all’esercizio del potere.

In Sardegna – come nel resto dell’Italia – anziché capire il malcontento di quei cittadini che hanno smesso di andare alle urne, si tende a sommare i voti dei partiti, perché sempre più esigui. Si tende a mettere tutto insieme. Un brutto errore che Progressisti e Pd stanno dando l’impressione di commettere.

Alessandra Carta

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