Tutti insieme sul palco a intonare l’inno di Mameli. Si è chiuso così il lungo pomeriggio alla Fiera di Cagliari per la fine della campagna elettorale del centrodestra guidato da Paolo Truzzu per le Regionali del 25 febbraio: con uno sforzo di unità, rivendicata – ostentata – anche nelle parole dei leader nazionali, a voler negare divisioni nel Governo e scontri tra i partiti, in particolare quelli tra Lega e FdI che qua e là affiorano specie in vista della partita delle Europee. Su quel palco c’era anche Christian Solinas, il governatore uscente, in qualità di segretario nazionale del Psd’Az: a lui è stato tributato un ringraziamento da parte di Matteo Salvini – ed era ovvio – ma anche di Maurizio Lupi di Noi Moderati. Un grazie per l’aver scelto di fare un passo di lato per il bene dell’unità del centrodestra, anche se poi le cose sono andate un po’ diversamente.
L’intervento più atteso era naturalmente quello della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Che ha rigettato la narrazione secondo cui Truzzu sia stato scelto in quanto suo “amichetto”. “Conosco Paolo da 20 anni e lo conosco perché è cresciuto nella militanza politica”, rivendica la premier. “Si è fatto tutta la trafila e voglio gente che sappia di cosa sta parlando. Facile appassionarsi alla politica quando inizi con lo stipendio da parlamentare – chiosa con un riferimento neanche tanto velato ad Alessandra Todde -. Non è facile invece quando la politica ti toglie molto più di quello che dà”. L’intervento della premier è tutto in attacco, a sottolineare i risultati del Governo e a marcare una differenza profonda rispetto agli avversari. Per esempio: “C’è chi sostiene il reddito di cittadinanza mentre noi vogliamo le infrastrutture di cittadinanza – dice -. Posso mantenerti nella tua marginalità oppure – come vogliamo noi – creare le condizioni per competere ad armi pari dimostrando il tuo valore. Il grande lavoro che stiamo facendo è quello di investire, in Sardegna e in generale nel Meridione, per combattere il divario”.
Poi sull’ambiente: “C’è chi ha detto in Parlamento che noi abbiamo paura della transizione verde. Ma noi abbiamo paura della transizione ideologica, dei deliri, che portano alla desertificazione del sistema produttivo. La sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con la sostenibilità economica e sociale. E chi pensa di difendere l’ambiente contro gli agricoltori e non con loro non sa di cosa sta parlando”. Sulla Sardegna Meloni appoggia l’idea di Truzzu di rendere la Sardegna un ponte tra Nord Africa ed Europa, anche con la creazione di una Università del Mediterraneo nell’Isola. E rivendica il lavoro fatto con l’obiettivo di portare l’Einstein Telescope alla miniera di Sos Enattos a Lula, che potrebbe portare la Sardegna al centro dell’Europa per ricerca e investimenti. Poi ancora M5s nel mirino: “Abbiamo smesso di buttare i soldi della gente dalla finestra, a differenza di quei Governi che ci hanno lasciato una eredità pesantissima. Chiedeteglielo quanto è costato il Superbonus: duemila euro a cittadino per consentire a chi se lo poteva permettere di ristrutturare seconde case e anche sei castelli. Neanche lo sceriffo di Nottingham si sarebbe permesso tanto. La campagna elettorale del M5s ci è costata 140 miliardi”. E poi sulla coalizione guidata da Alessandra Todde: “Noi non stiamo insieme per costrizione, stiamo insieme da 30 anni, per scelta, perché abbiamo un progetto da realizzare. Non veniamo in Sardegna a fare l’esperimento del Campo largo. Ma ghe è? Non penso che i cittadini sardi meritino di essere cavie di un esperimento deciso a Roma tra gente che manco si saluta: in Sardegna fanno finta di volersi bene per tornare al potere”.
Sul palco prima di lei sono saliti tutti. Gianfranco Rotondi della Democrazia Cristiana, Mimmo Solinas di Alleanza Sardegna, Stefano Tunis di Sardegna al Centro Venti20, Michele Cossa dei Riformatori, Maurizio Lupi di Noi Moderati, Lorenzo Cesa dell’Udc, Antonio Tajani di Forza Italia – vicepremier e ministro degli Esteri -, il leader della Lega, vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, e naturalmente il sindaco di Cagliari. “Domenica è importante non perché si eleggerà il presidente della Regione o perché si eleggeranno 60 nuovi consiglieri o perché le elezioni hanno assunto un rilievo nazionale – ha detto -: e badate qualcuno dice che avranno una ripercussione sugli equilibri di Governo e della coalizione e che potranno essere problema per le Europee. Queste elezioni sono fondamentali perché in gioco c’è il futuro dei sardi e della Sardegna”. Anche il comizio di Truzzu è stato tutto in attacco. “Un signore che si chiama Conte ha detto che sono un ologramma, che sono sparito. Ero a incontrare tutti voi e spero si possa dirgli, il 26 febbraio: ci vedrà arrivare”, ha detto.
Poi attacca i competitor: “Dall’altra parte c’è chi ha già incatenato la Sardegna, Renato Soru, che con le sue scelte ha dimostrato di non volere il bene dei sardi ed è già stato sonoramente bocciato dai cittadini. O ancora, chi vuole condannare l’Isola a un futuro di assistenza e di sussidi e che non ha nessun interesse per la Sardegna: l’unica cosa che ha trovato meglio di fare in questi giorni è stata attaccare il centrodestra, me e la città di Cagliari”. E a questo proposito: “Mi è sembrata più una campagna per le prossime Comunali che per le Regionali – ha detto -. Si è voluto accusare me di ogni responsabilità. Addirittura dicendo che Cagliari è tra le 10 città più inquinate d’Italia. Peccato che chi lo ha riportato si è dimenticato di dire che è la 23esima città d’Italia per qualità della vita, prima del meridione in tutte le classifiche. Prima per raccolta differenziata, al nono posto per l’innovazione. Il Times ha citato il Cagliari dicendo che è la migliore città del Mediterraneo da visitare. Ma secondo voi se fosse una città brutta, sporca, devastata potrebbe essere una città che il principale quotidiano internazionale consiglia ai suoi lettori di visitare?”. E poi le ricette per l’Isola: “Garantire dignità, lavoro e opportunità per tutti, anche per le zone interne. Ho iniziato la mia campagna da Baradili, 79 abitanti in tutto. I sardi sono e devono essere uguali. Uno strumento per dare pari opportunità è la fiscalità di vantaggio. L’obiettivo è rilanciare l’industria, garantire la dignità all’agricoltura. La scelta è tra chi ha idee e progetti e chi si mette insieme solo per battere le destre”.
A.T.