Referendum Catalogna, da Alghero agli indipendentisti sardi: “No a repressione”

“Solidarietà al popolo catalano e ferma condanna per l’uso della forza da parte della Spagna contro la volontà di un popolo di pronunciarsi pacificamente e democraticamente. L’Europa nella quale credo è una Europa di popoli, liberi, plurali, uniti, interdipendenti”. Lo ha dichiarato il sindaco di Alghero, Mario Bruno, città che ha forti legami storici con il popolo catalano. Ma dall’Isola oggi è arrivato anche il messaggio degli indipendentisti di SardignaLibera (leggi qui). A Barcellona c’è una una delegazione di secessionisti isolani (foto dalla diretta Facebook del quotidiano spagnolo El País).

“Comunque la si pensi, e fatte le debite proporzioni con altre spinte separatiste che non hanno assolutamente le  stesse caratteristiche e gli stessi presupposti – ha precisato Bruno – il processo di autonomia catalana affonda le radici nella storia ed è insito nella volontà, nella stessa vita politica e democratica, nelle istituzioni e nei cittadini, nell’atteggiamento pacifico e moderno di un popolo. A nessuno, comunque, può essere negato il diritto di espressione. Credo che tutti, guardando ciò che purtroppo accade, possano farsi un’opinione su ciò che può succedere quando la politica e il dialogo non intervengono. Quando si perde il contatto con la realtà. Spero ci sia ancora la volontà, superata la giornata odierna, nonostante i gravi errori, di sedersi attorno a un tavolo diplomatico e politico per superare con la politica ciò che la forza e la violenza, invano e in modo pericoloso per la democrazia europea, tenta di impedire”.

Così dall’iRs: “Pensiamo che oggi il governo spagnolo, con la repressione, si sia giocata anche la sua democrazia”. Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna (Irs) è presente a Barcellona con suoi rappresentanti in qualità di “osservatori”, hanno spiegato all’Ansa. “Una delegazione internazionale di indipendentisti di Sardegna e Corsica – si legge in una nota questa mattina si è recata in vari seggi per verificare le procedure di voto al referendum. Nei luoghi che abbiamo visitato si è votato regolarmente. Abbiamo visto molte file e tanti cittadini che vogliono votare. Questa mattina il governo di Madrid ha messo off-line il sito per i conteggi del voto ma il governo catalano dopo un’ora lo ha ripristinato. E ora il voto continua”.
Con il passare delle ore, secondo gli osservatori, la situazione sta degenerando. “In un primo momento ci sono stati solo sgomberi in alcuni seggi di Barcellona ma ora col passare delle ore la polizia spagnola è passata alle maniere dure in varie zone. E’ un fatto che, come osservatori, dobbiamo denunciare alla comunità internazionale. Ho visto anche drammatiche aggressioni a vecchi. I feriti sono oltre 300. Credo che comunque vada il voto, oggi il governo di Madrid sia diventato ancora più distante dalla Catalogna”, lo ha detto all’ANSA, telefonicamente, Simone Maulu, rappresentante dell’Irs (Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna), che assieme al leader del movimento Gavino Sale si trova nella cittadina catalana, in qualità di osservatore dei movimenti indipendentisti.

Dura la presa di posizione del Psd’Az. “Non si può fermare la Storia con qualche cordone di polizia e coi manganelli. I confini politici degli Stati d’Europa e del Mondo si sono modificati più volte nel corso dei secoli e cambieranno ancora: è irragionevole e antistorico pensare di poter cristallizzare all’infinito lo statu quo”, ha detto il segretario nazionale del Psd’Az Christian Solinas. Il Partito Sardo d’Azione è presente in Catalogna come osservatore internazionale accreditato nell’ambito della delegazione dell’Efa (European Free Alliance).

“Il Popolo Catalano ha dato oggi un esempio di consapevolezza pacifica e democratica delle proprie aspirazioni di libertà e autodeterminazione, rispondendo con le mani alzate, coi fiori e col canto alla violenza ingiustificata e irresponsabile del Regno di Spagna. La repressione, così forte e violenta, della volontà popolare – ha sottolineato Solinas – che il mondo intero oggi ha osservato, interroga tutti sul ‘se’ debba prevalere l’esercizio democratico della sovranità di un popolo o il mantenimento dell’ordine costituito spesso all’esito di guerre o interessi e successioni dinastiche. Quando lo Stato spara, anche se con proiettili di gomma, sui cittadini inermi che manifestano pacificamente, è la democrazia che muore e con essa la credibilità e affidabilità stessa delle istituzioni. Comunque andrà a finire questa giornata, il Popolo Catalano ha vinto. Perdono invece la Spagna e l’ignavia di un’Ue grigia e burocratica, che ha finalmente svelato il proprio volto: sempre pronta a sanzionare chiunque, dagli agricoltori ai trasporti, fino addirittura alla Russia con embarghi e limitazioni, ha rinunciato a esercitare un ruolo di mediazione internazionale tra Spagna e Catalogna”.

“Esser stati destinati proprio noi sardisti a presidiare il seggio elettorale della scuola di ‘Carrer de Sardenya’, è sia un bell’auspicio per le nostre lotte future, che un’ulteriore motivazione a difendere un diritto sicuramente anche nostro”, ha spiegato il responsabile affari esteri del PSd’Az, Andrea Cocco, che si trova in delegazione a presidio di un seggio elettorale della capitale catalana. “Sono scandalizzato e preoccupato per i tentativi vergognosi della polizia spagnola di impedire la legittima espressione democratica del Popolo catalano – rimarca Cocco – ma soprattutto per il fatto che lo stesso Parlamento europeo non ha finora adottato nessuna posizione netta a riguardo”. Alla delegazione Sardista, composta fra gli altri da Mario Carboni e Corrado Putzu, si aggiungeranno in tarda serata il presidente Salvatore Giaccu e il responsabile amministrativo Giorgio Cherchi, a significare il grado di attenzione che il Partito ha inteso dedicare al Referendum.

“Una giornata storica per tutti, che a noi sardisti in particolare consente di riannodare idealmente i fili del presente con quell’esperienza gloriosa e nobile dell’ing. Dino Giacobbe – ricorda Cocco – che nel settembre 1937 si trovò proprio qui in Catalogna a combattere la dittatura franchista, al comando della batteria ‘Rosselli’ il cui vessillo era, come oggi, la nostra bandiera di Partito”.

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