Rapporto Crenos, Paci: “Per sperare in una ripresa servono riforme nazionali”

“Molto c’è da fare a partire dalle riforme nazionali da cui non si può in alcun modo prescindere se si vuole sperare in una vera ripresa: altrimenti tutte le importanti politiche di investimento pubblico messe in campo dalla Giunta regionale, dal mutuo infrastrutture al patto per la Sardegna fino alle strategie pro imprese, rischiano di non poter essere applicate e dunque di non avere gli effetti previsti”. Lo ha detto oggi il vicepresidente della Regione Raffaele Paci intervenendo alla presentazione del 24esimo rapporto Crenos.

“La situazione non è semplice, la ripresa in Italia arranca e inevitabilmente questo si ripercuote su una regione piccola come la Sardegna che non può fare a meno del traino nazionale – ha sottolineato Paci -. Bisogna puntare sugli investimenti e chiedere all’Europa la giusta flessibilità: la nostra Giunta ha fatto tutto il possibile per il lavoro, l’infrastrutturazione, la scuola, l’innovazione tecnologica, il sostegno alle imprese. Gli ultimi segnali, quelli congiunturali, evidenziano una ripresa dei consumi, dunque della fiducia, ed è su questo che dobbiamo puntare per ripartire velocemente. Ma ribadisco che se non riparte l’Italia, che ha ormai un gap inaccettabile rispetto alla media europea, non abbiamo nessuna speranza di poter ripartire noi”.

Dal mutuo infrastrutture da 700 milioni, al patto per la la Sardegna da un miliardo e mezzo, fino alle politiche di sostegno alle imprese passando dall’azzeramento dell’Irap per 5 anni a favore delle nuove iniziative. L’assessore del Bilancio lo ha detto chiaramente: la Giunta ha fatto il possibile e continuerà a farlo, ma se i soldi stanziati non si riesce ad immetterli rapidamente nel sistema allora rischia di essere tutto inutile.

“Prendiamo il mutuo infrastrutture. Ben consapevoli che per smuovere l’economia bisognasse intervenire, abbiamo garantito 700 milioni di euro: per aprire cantieri, creare occupazione, avviare un percorso che potesse avere una serie di ricadute positive per lo sviluppo. Poi però è arrivato il codice degli appalti che ha bloccato tutto: i soldi non girano e i cantieri sono paralizzati, per non parlare dei ricorsi al Tar che paralizzano tutto ulteriormente. Chiaro che servono riforme nazionali importanti, noi da soli, a parte ridurre la burocrazia e semplificare le procedure, non possiamo far nulla: e bisogna sbrigarsi, perché altrimenti non la Sardegna, ma tutta l’Italia, rischia di andare a picco”.

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