Puddu (M5s): “Di Maio sarà premier e poi ci vedremo alle Regionali del 2019”

Su Luigi Di Maio – il suo leader – dice che è “il miglior candidato possibile” e per il dopo 4 marzo esclude una eventuale alleanza tra M5s e Lega. Mario Puddu, sindaco di Assemini e coordinatore sardo dei Cinque Stelle in questa campagna elettorale, difende il movimento anche sul tema controverso degli indagati. E osserva: “Per certi casi giudiziari è necessario usare due pesi e due misure”. Sulla partecipazione degli M5s alle Regionali del 2019, Puddu si concede come unico beneficio del dubbio un “se Dio vuole”, buttato lì, quasi in una religiosa scaramanzia, prima di un più chiarificatore “stavolta ci saremo anche noi”.

Sindaco, immagini di essere già al 5 marzo. Cosa vede?

Il mio auspicio è vedere il Movimento Cinque Stelle al 40 per cento. Ma so bene che l’ipotesi è irrealistica, praticamente un’utopia. Sono però convinto che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, conferirà a Luigi Di Maio l’incarico di formare il prossimo Governo. Ci sono pochi dubbi sul fatto che saremo il primo partito.

Un Governo insieme a chi, eventualmente?

L’adesione sarà libera e su base programmatica: definendo una lista di priorità e obiettivi, si tratterà di capire chi vorrà starci. Purtroppo dopo il 4 marzo l’Italia sarà in balia dell’ennesima legge elettorale che non garantisce la governabilità. Temo, per questo, l’inciucio tra le forze politiche che già conosciamo.

Un patto del Nazareno bis, tra Pd e Forza Italia, potenzialmente potrebbe farvi gioco: stare all’opposizione è sempre redditizio, voi ne avete prova diretta. La cosa difficile è governarlo questo Paese, non attaccare chi lo guida.

Io, veramente, amo amministrare o governare e non mi divertirei a fare opposizione. Noi lo dimostriamo ogni giorno di avere le carte in regola per guidare l’Italia. Siamo gli unici che, da un anno a questa parte, hanno scritto e condiviso coi cittadini un programma. Le proposte sono chiare e fattibili. E tutte accompagnate dalla stima dei costi e dalla loro copertura finanziaria.

Il quotidiano La Repubblica, attraverso la collaborazione di alcuni economisti, ha fatto i conti del programma elettorale M5s: voi stimate una spesa di 78,5 miliardi di euro, loro di 108.

Personalmente mi fido di più degli esperti M5s, sappiamo bene dove sia posizionato politicamente il quotidiano. E comunque: il centrosinistra aveva trovato per le banche venti miliardi in meno di ventiquattro ore. Non vedo il motivo per cui, se fossero vere le stime degli esperti di Repubblica, noi non possiamo recuperare trenta miliardi in cinque anni.

Stando agli economisti del quotidiano, una delle stime più sballate riguarda il reddito di cittadinanza e i 790 euro che state promettendo ai disoccupati: voi dite che costa 15 miliardi, per loro la spesa è di 29 miliardi.

Il reddito di cittadinanza è una misura basilare. È fondamentale aiutare le persone maggiormente in difficoltà. Ma noi vogliamo dare sostanza e forza alla nostra economica. Ecco perché la misura non sarà fine a stessa e verrà accompagnata con il rilancio delle imprese, uno dei punti più importanti del programma M5s. Per questo ridurremo il cuneo fiscale e l’Irap e taglieremo 400 leggi inutili.

Uno dei temi più dibattuti in questa campagna elettorale riguarda le competenze e la formazione culturale: servono o no per governare un Paese?

Certo che servono. Ma cosa significa avere competenze? Forse essere già stato consigliere comunale o sindaco? Io non avevo fatto un solo giorno di politica, quando sono stato eletto. Ero semplicemente un ingegnere. Per fare politica credo che, più di tutto, serva un approccio umile e coerente. Quello stesso che ha avuto Luigi Di Maio: è diventato parlamentare a 26 anni, è cresciuto giorno dopo giorno, ha svolto egregiamente il suo ruolo di vicepresidente della Camera. Oggi ha tutte le credenziali per diventare capo del governo.

Per competenze si intende avere alle spalle un percorso di studi attraverso il quale acquisire contezza sui processi complessi che caratterizzano la post modernità, in modo da poterli governare.

L’ex premier Mario Monti ha un lungo e importante curriculum, eppure ha fatto un disastro. Monti rappresenta bene l’esemplificazione delle competenze certificate che, però, servono a poco quando l’azione di governo, come è stato nel suo caso, risulta distante dai bisogni dei cittadini.

Si potrebbe anche ribaltare la questione e dire: se ha fatto un disastro un super titolato, figuriamoci cosa può succedere con una persona senza competenze.

Secondo me un buon politico non solo deve aver studiato, ma deve fare anche e soprattutto ciò che dice.

Quanto c’è di vero nell’ipotesi di alleanza tra M5s e Lega?

La escludo. E sinceramente la figura politica da cui mi sento più distante è proprio un personaggio come Salvini. Con questo non voglio dire che M5s dovrà evitare di essere inclusivo. Però, coraggiosamente, bisognerà anche spezzare la logica delle coalizioni tradizionali che negli anni hanno fatto solo alleanze di potere, per spartire poltrone. Mi riferisco, per esempio, a Renzi e Berlusconi.

Bisognerà anche spezzare la deriva razzista di Salvini e della Meloni?

Sia chiaro: per me non sono razzisti, in automatico, tutti i leghisti e tutti gli elettori dei Fratelli d’Italia. I due leader, indubbiamente, dimostrano scarsa o nulla tolleranza. Ancora mi chiedo come i Quattro Mori abbiano potuto svendere la bandiera a Salvini, dopo averlo fatto già con Berlusconi. Quanto alla Meloni, con la questione del museo egizio ha fatto ripetute brutte figure, identificando il mondo arabo coi soli musulmani e dimenticando i milioni di cristiani che lì vivono. La Meloni sembra la classica del ‘non sono razzista ma…’.

Sui migranti non è che voi siete stati tolleranti. Un certo periodo Grillo reclamava “rimpatri immediati” e Di Maio diceva che “le ong portano in Italia i criminali”. È vero che avete corretto la rotta su suggerimento di alcuni esperti legati al magnate ungherese Soros?

Noi non abbiamo rivisto la nostra posizione. Le parole di Grillo vennero strumentalizzate.

Grillo li chiese davvero, e a gran voce, i rimpatri dei migranti senza permesso di soggiorno: non ci fu alcuna strumentalizzazione dei media.

In quel caso, però, si reclamava il rispetto della legge.

Anche Salvini dice di voler mandare via solo i migranti non regolari.

Se fosse per Salvini, anche noi meridionali dovremmo essere cacciati. Di Maio, invece, si riferiva solo ad alcune ong. Sul punto sono state aperte anche due inchieste da parte di altrettante Procure.

I ‘sardi famosi’, cioè i candidati nei collegi uninominali, li ha scelti lei?

Sono una delle persone che Di Maio ha ascoltato per fare in modo che il Movimento Cinque Stelle potesse aprirsi alla società civile. L’altro giorno sono stato fermato da una persona che mi ha detto: ‘Però non avete scelto né un operaio né un disoccupato’. È vero, ma non era materialmente possibile rappresentare tutte le categorie. Secondo me è stato fatto un buon lavoro di selezione, abbiamo puntato sul modo della cultura, della comunicazione, delle professioni e su quello produttivo”.

È vero che Andrea Mura voleva candidarsi con Forza Italia?

È assolutamente falso.

L’ha detto Cappellacci.

Sì, ma non è vero. È stato interpretato male un lapsus linguistico.

Cosa vuol dire?

I due si conoscono, visto che Cappellacci è stato governatore della Sardegna e Mura un velista di fama mondiale. Ma quella richiesta di candidatura non è stata mai fatta.

Finora le Regionali le avere bucate. Le prossime?

Le abbiamo bucate una sola volta, nel 2014. E rinunciammo perché non eravamo pronti. Non eravamo in grado, allora, di dare alcun contributo alla crescita della Sardegna. E siccome siamo un movimento serio e coerente, abbiamo preferito non partecipare. Dovrebbero fare lo stesso anche altri partiti. Invece le logiche del potere impediscono l’autocritica. Se Dio vuole, nel 2019 ci saremo per dare un impulso alla causa sarda. E anzi: siamo molto determinati in questo.

Sarà lei il candidato governatore?

Chi sarà il candidato governatore lo decideranno gli iscritti, posto che la persona indicata dovrà dare la propria disponibilità.

Perché il senatore uscente Roberto Cotti è stato messo nell’angolo?

A questa domanda non posso rispondere perché Cotti non l’ho escluso io. Ma chi l’ha deciso, immagino abbia avuto le sue buone ragioni.

Sulla nomina di Romeo in Campidoglio la posizione della Raggi è stata archiviata. La sindaca, su Facebook, si è lamentata per “gli schizzi di fango ricevuti per un anno”. Sono quegli stessi che M5s lancia ai politici degli altri partiti con la campagna sui “candidati impresentabili”.

Se in passato il Movimento Cinque Stelle ha fatto l’errore di mettere sullo stesso piano indagati e condannati, ha sbagliato.

Di Maio l’ha fatto anche l’altro giorno a Cagliari.

Va detto che non tutte le accuse sono uguali: ci sono casi in cui è necessario usare due pesi e due misure. E c’è poi un’altra differenza: i nostri vengono allontanati, se anche non commettono nulla di penalmente rilevante ma violano semplicemente il codice etico interno. Quindi la misura che noi usiamo con noi stessi è addirittura più severa.

Tra i candidati alle Politiche non potete escludere nessuno, a meno di una rinuncia volontaria, perché le liste sono già depositate.

Se il caso Rimborsopoli fosse scoppiato prima della chiusura delle liste, alcuni nomi non ci sarebbero stati. Ma è successo dopo. Noi confidiamo nelle loro dimissioni, nel caso in cui verranno eletti.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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