di Vito Fiori
I consensi dimezzati, gli abbandoni, i tradimenti, la delusione e le macerie rimaste all’indomani della sconfitta elettorale alle ultime regionali. Il Psd’az, insomma, esce con le ossa rotte dopo i cinque anni di governo sardista guidato da Christian Solinas, con un futuro tutto da decifrare e ancora da scrivere. Eppure Antonio Moro, 55 anni, sassarese, ex assessore dei Trasporti, presidente del Partito sardo d’azione, non sembra preoccupato. Anzi.
“Siamo sempre vivi – puntualizza Moro – perché io guardo le cose in maniera diversa e propositiva. Per esempio, i numeri dicono che siamo passati dal 9,9 per cento del 2019 al 5,4 del 2024. In apparenza una debacle, in realtà è il quarto risultato assoluto raggiunto dal Partito sardo d’azione nella storia dell’autonomia regionale, dietro solo al periodo di Mario Melis e, appunto, a 5 anni fa. Il successo, in quelle occasioni, era legato al fatto che ci fosse un nostro candidato alla presidenza”.
Sta dicendo che Solinas era trainante?
“Certo, ma non solo. Tra i nostri candidati consiglieri molti riscuotevano importanti consensi territoriali, aspetti che hanno influito sull’esito del voto. Credo, però, che determinante sia stato proprio Solinas e il suo ruolo di traino. Quest’anno molti simpatizzanti non ci hanno votato perché il centrodestra ha fatto altre scelte. Le assicuro che sin quando si pensava che Solinas venisse ricandidato le aspettative erano altre”.
Prima vi abbandonano gli elettori, adesso Gianni Chessa, Alfonso Marras e Piero Maieli che passano a Forza Italia: deluso?
“Dal punto di vista personale, per via del rapporto che si era instaurato con loro, sì, ho provato amarezza e tanta delusione. Sotto l’aspetto politico diciamo che queste cose riguardano l’affidabilità, non si può stare dentro un partito solo quando si è al governo”.
Si chiama opportunismo, lei come lo definisce?
“Lo ha detto lei, sono d’altronde convinto che la vera militanza avrebbe dovuto portarli a sostenere il partito nella buona e nella cattiva sorte. Non è accaduto. Dispiace vedere che quei tre consiglieri rieletti sotto il simbolo del nostro partito abbiano preferito un altro gruppo, di fatto azzerando il Psd’az in aula. Altri, come Giovanni Satta, non hanno usato la bandiera sardista ma hanno operato una diversa scelta di campo che io rispetto”.
Torniamo al partito, quanto ha pesato l’accordo con la Lega di Salvini, che un tempo, neppure molto lontano, definiva i sardi con epiteti poco simpatici?
“Non nascondo ci sia stato un certo disagio tra i sardisti nell’affrontare la scelta di questa alleanza. Mi preme sottolineare che lo si è fatto per rompere con quella conventio ad excludendum messa in pratica dai due schieramenti principali, centrodestra e centrosinistra, che per 36 anni hanno impedito al Psd’az di avere un suo candidato alla guida della Regione. E poi con la Lega c’era anche la questione del federalismo che a noi interessava prioritariamente. Oltre al programma di governo che ci coinvolgeva direttamente”.
Dopo che il centrodestra ha deciso di candidare Paolo Truzzu al posto di Solinas eravate sul punto di cambiare sponda: cosa è andato storto?
“Intanto tengo a precisare che non c’è mai stata alcuna trattativa con il campo largo. Io volevo andare con Renato Soru ma è mancato il tempo per formalizzare l’accordo. Diversi consiglieri erano piuttosto restii all’ipotesi perché convinti che con Truzzu il centrodestra avrebbe vinto a mani basse e quindi lo hanno sostenuto convintamente”.
Infatti sono finiti in Forza Italia.
“Non ce l’ho con Forza Italia, anche se sono curioso di capire quali siano le ragioni politiche che hanno indotto i vertici di quel partito ad accettare in un attimo l’ingresso dei tre sardisti. Ovvio che questo fatto abbia complicato i rapporti tra alleati della vecchia coalizione”.
Senza rappresentanti in Consiglio regionale, per la prima volta, come riprendere il filo?
“Dobbiamo rigenerare il partito, tornare al nostro spirito identitario. Chiaro che ci troviamo in una delicatissima fase di transizione, nello stesso tempo abbiamo il dovere di aprirci sui grandi temi che riguardano l’isola per restituire ai sardisti un partito vivo che parli ai sardi a cominciare dai territori dove, comunque, siamo sempre presenti”.
In futuro sarà possibile una alleanza con il centrosinistra?
“Noi valuteremo, come abbiamo sempre fatto, i programmi. È chiaro però che non potremo mai fare accordi con chi ci ha criminalizzato per l’intera consiliatura. Non dimentichiamo gli attacchi strumentali dei 5 stelle a Solinas, dipinto come un delinquente, un corrotto un giorno sì e l’altro pure. Ma siamo pronti a confrontarci con le forze progressiste e democratiche del centrosinistra, senza dimenticare le nostre origini e le nostre battaglie”.