Errata corrige: le Province sarde restano. Almeno le quattro vecchie, anche se Cagliari verrà promossa città metropolitana, mentre Oristano, Sassari e Nuoro manterranno il “titolo” di enti intermedi. Così sino a quando il Parlamento non modificherà la Costituzione che le province le prevede, al pari dello Statuto isolano, ugualmente da cambiare.
Il mantenimento delle Province è contenuto nella nuova legge con la quale la commissione Riforme del Consiglio regionale ha scritto da capo il ddl della Giunta, approvato lo scorso gennaio su proposta dell’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu. E adesso viene fuori che nemmeno il disegno di legge ha mai previsto la soppressione di tutte le Province, ma solo il trasferimento delle competenze alle Unioni dei Comuni e alle Associazioni tra le Unioni dei Comuni.
Si era capito subito che il testo dell’Esecutivo non avesse convinto la maggioranza di centrosinistra. I primi contrasti sono datati marzo 2015, quando il ddl approdò nella commissione Riforme, presieduta dal vendoliano Francesco Agus. Oggetto della contesta: il fatto che col disegno di legge, nel breve periodo, venissero mantenute tutte le competenze, “con costi troppo onerosi per la Regione, vista la riduzione dei trasferimenti nazionali”, spiega Agus.
Con la legge della commissione consiliare, succederà questo: Cagliari città metropolitana comprenderà anche quattro zone omogenee, vista l’estensione: hinterland, Medio Campidano, Sulcis e Sardegna sud-orientale. Quanto alle funzioni, rimarranno quelle delle attuali Province: e si andrà dalla pianificazione territoriale alla mobilità, dalla viabilità allo sviluppo economico, come previsto dal decreto Delrio.
Sul fronte di Oristano, Sassari e Nuoro, gli uffici provinciali resteranno in piedi solo per gestire l’ambiente, le scuole superiori e le strade.
Il Lavoro passerà alla Regione, mentre tutte le altre competenze andranno in capo ai Comuni o alle 35 Unioni dei Comuni. “Cancellata, invece, la possibilità che entrino in gioco le Associazioni tra le Unioni dei Comuni”, sottolinea ancora Agus.
Il testo della commissione Riforme deve ottenere l’ok dall’Aula entro fine ottobre. Agus ricorda: “Lo impone il decreto Delrio che ogni Regione approvi entro la fine del prossimo mese la riorganizzazione” dei futuri enti di area vasta, come saranno chiamate le Province. Diversamente scatteranno le sanzioni.
Nei 15 articoli elaborati dall’organismo consiliare sono previsti pure i tempi del riordino. “In un anno le Unioni dei Comuni devono mettere in piedi gli uffici, dove andrà a lavorare una parte degli attuali dipendenti provinciali. Con una novità sostanziale: già dal 2016 le Province che resteranno conteranno molto meno rispetto alle Unione dei Comuni, di fatto i nuovi enti con una propria dotazione organica e finanziaria”.
E a proposito di copertura economica, il vendoliano chiarisce: “Stiamo facendo le ultime proiezioni. Ma si tratterà di una cifra di molto inferiore rispetto ai quei 50-60 milioni che sarebbero serviti nel caso in cui le Province avessero mantenuto invariate le competenze”.
Il resto del lavoro è in mano alle diplomazie politiche. Il centrosinistra vuole arrivare in Aula con una legge condivisa. Per questo non si esclude un maxi emendamento della Giunta che raccolga le modifiche apportate dalla commissione, sancendo la pace col Consiglio dopo mesi di non accordo.
Il de profundis definitivo è dunque solo per il Sulcis, il Medio Campidano, l’Ogliastra e la Gallura, istituite con una legge regionale nel 2005 e commissariate già nel 2013.
Alessandra Carta
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