Tutto come previsto: il Consiglio regionale s’incarta sulla riordino delle Province. Meglio: il centrodestra arriva in Aula senza una riforma condivisa, e l’opposizione attacca: “Voi proponete solo di ridefinire gli enti intermedi e le circoscrizioni, sulle competenze nemmeno un accenno, a riprova che avete disposto i commissariamenti per arrivare unicamente a una re-istituzione delle Province», tuona Gian Valerio Sanna, Partito democratico, relatore di minoranza.
La maggioranza non ha trovato la quadratura del cerchio, e il centrosinistra incalza denunciando la strumentalità dei commissariamenti e l’assenza di un vero progetto di riordino: “Sino a quando il Governo nazionale non definisce il proprio disegno di legge sull’eventuale cancellazione degli enti intermedi – denuncia Sanna – non serve a niente che questo Consiglio deliberi. Non fosse altro perché le Province sono previste dalla Costituzione e non si possono spazzare via, non ora almeno”.
«I commissariamenti – continua – sono solo l’ultimo atto illegittimo approvato da una maggioranza che violenta di continuo le istituzioni. E lo fa pur sapendo che gli organi democraticamente eletti, come i consigli provinciali, non possono essere liquidati. Per questo invito gli amministratori locali a non smettere di riunirsi, a mantenere vivi i presidi, perché tanto il Tar (Tribunale amministrativo regionale) darà loro ragione. Del resto, la Consulta già nel 2003, con la sentenza 48, ha dichiarato incostituzionale lo scioglimento anticipato delle assemblee, se non per gravi motivi previsti dalla legge (come i casi di mafia)».
Sanna chiama causa Nicola Rassu, l’assessore agli Enti locali che “non ha voluto firmare il parere sui commissariamenti, ben sapendo che, diversamente, avrebbe ratificato un provvedimento non valido”. Quindi la richiesta di marcia indietro: “Invito questa maggioranza a riportare la discussione in commissione Riforme, solo così si può maturare una riorganizzare vera, in attesa che Roma chiarisca la rotta”. Infine l’affondo contro i Riformatori. Sanna tira fuori una foto, con gli onorevoli liberal democratici sorridenti in aula dopo il voto di due settimane fa. “L’immagine (girata anche su Facebook) è da Festival di Sanremo e dimostra quanto il partito referendario abbia cercato unicamente l’appagamento mediatico: a loro è bastato dimostrare che qualcosa si è fatta sulle Province, sebbene inutile”.
Un altro consigliere del Pd, Chicco Porcu, ripropone la necessità di un “ritorno della legge in commissione”. Quindi si rivolge a Pietro Pittalis, capogruppo Pdl, ironizzando sulle difficoltà della maggioranza: “Lei non riesce più a tenere le pecorelle nel suo recinto, anche se si dimostra sempre un buon pastore”. Infine una previsione sul seguito sconclusionato dei lavori: “Sono pronto a scommettere che ci trascinerete di rinvio in rinvio, andando oltre i trenta giorni di tempo che vi eravate dati per scrivere la riforma. Coi commissariamenti avete dimostrato solo spregiudicatezza politica, per posizionarvi nel modo migliore in vista delle prossime elezioni regionali”.
Nel mirino finisce pure il presidente Ugo Cappellacci. L’attacco, stavolta, lo confeziona un ex pidiellino, Nanni Campus, passato al nuovo gruppo “Sardegna è già domani”. «L’argomento in discussione – dice con una metafora mitologica- meriterebbe cultura istituzionale e giuridica, per volare alti e senza le ali di cera, come fa invece il governatore. Purtroppo qui si è scelto di cavalcare l’onda, miseramente, pensando al consenso, ai proclami e allo sventolio delle bandiere. Se il Tar e la Consulta dovessero bocciare i commissariamenti, qualcuno, con dignità, dovrà trarne le conseguenze e dimettersi per palese incapacità». Alle 17,30 si torna in Aula. Cappellacci non ci sarà. E nemmeno si dovrà votare qualcosa.