Province, fumata nera in Consiglio: se ne riparla ad agosto

Va già in pit stop, la riforma sarda sulle Province, passato un giorno dalle nomine dei cinque commissari a Cagliari, nel Sulcis, nel Medio Campidano, in Ogliastra e in Gallura. Oggi, per il centrodestra la semina è stata pessima in Consiglio regionale: due sospensioni, poi tutti a casa, senza spiegare come si voglia riorganizzare il sistema delle autonomie locali. Non solo: non è chiaro nemmeno quando il dibattito si riaprirà nuovamente, visto che stasera (dalle 17) i fari si spostano sulla Zona franca.

PASSO FALSO. Dunque, Pdl e alleati non trovano la quadratura sul riordino degli enti intermedi. Eppure nella leggina che venerdì ha decretato i commissariamenti di cinque Province su otto, il tabella di marcia è serrata: la maggioranza si è data un mese di tempo per riorganizzare le autonomie locali. Finora sono passati due giorni e nulla è cambiato.

PDL E ALLEATI. Nel centrodestra solo una posizione è condivisa: le Province, almeno nella forma tradizionale, non le vuole più nessuno. Peraltro: la bozza di riforma messa a punto dalla commissione Autonomie sta viaggiando su un binario morto. In quel documento, il Sulcis, il Medio Campidano, l’Ogliastra e la Gallura spariscono per sempre, mentre diventerebbero enti di secondo livello i quattro storici. Cioè le Province di Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari che verrebbero guidate da assemblee non elette dai cittadini, ma scelte dai sindaci.

I NODI. Sta di fatto che i problemi non mancano. Nello Statuto sardo, all’articolo 43 (quello che il centrodestra vuole eliminare) sono previste tre Province. Ovvero, Cagliari, Nuoro e Sassari, dal momento che Oristano è stata istituita con legge nazionale e non costituzionale. Ma l’ostacolo da superare è enorme: se il Governo nazionale non completa la propria riforma, abrogando del tutto le Province italiane, è inutile che ciò lo faccia solo la Sardegna. Sul tema, mesi fa, il presidente Ugo Cappellacci e l’assessore agli Enti locali, Nicola Rassu, avevano aperto il confronto col premier Mario Monti, e adesso attendono risposta da quello guidato da Enrico Letta. Insomma: non se ne sa più nulla delle intenzioni romane.

L’ALTERNATIVA. Vien da sé che la maggioranza sarda abbia le mani legate. Tanto che sta prendendo quota una proposta di legge con primo firmatario Angelo Stochino, consigliere ogliastrino. La sua idea è istituire un’Agenzia, da chiamare “Sardegna infrastrutture”, che diventerebbe il contenitore delle competenze più importanti di un ente intermedio. E cioè, le strade e le scuole. Non solo: finirebbero lì anche i dipendenti, compresi quelli delle società in house, di norma spa, che gestiscono le manutenzioni. Certo è che Stocchino, già ieri, la sua posizione l’ha chiarita senza mezzi termini: «Come residente in una nuova Provincia, la mia partita l’ho persa la scorsa primavera, sottovalutando il referendum e la possibilità che venisse raggiunto il quorum». Poi il messaggio a Cappellacci: «Spero che il presidente abbia l’intelligenza di concordare la riforma con i sindaci. Io, venerdì, mi sono allineato ai commissariamenti, seguendo l’ordine di partito. Ma se il riordino non seguirà il criterio della concertazione, annuncio già il mio voto contrario. Adesso dobbiamo pensare alla governance dei territori, non alle poltrone. I servizi devono stare in loco. Io mi sono tenuto a debita distanza dalle nomine».

LUNGA POLEMICA. Sempre in quota maggioranza, non la manda a dire nemmeno Matteo Sanna, l’onorevole gallurese capogruppo dei Fratelli d’Italia, uno dei partiti rimasti fuori dalla spartizione dei cinque commissari. Sanna osserva: «Noi non abbiamo indicato nessuno, perché le lottizzazioni non ci interessano. Semmai, vogliamo dire la nostra, e lo faremo in Aula, quando si tratterà di concordare il nuovo assetto delle autonomie locali. Per noi contano solo i cittadini e i territori».

IL CENTROSINISTRA. Una bordata, ancora più forte, la tira Giuseppe Cuccu: «Questa maggioranza – dice l’onorevole Pd – non ha pudore. Chiusa la lottizzazione delle Province con le nomine dei commissari, è calato il buio, come previsto. Pdl e alleati non hanno idea di cosa vogliano fare. Per noi non conta se le Province saranno di primo o secondo livello, né se diventeranno quattro o zero. Il centrosinistra vuole capire come la maggioranza ha intenzione di gestire i servizi e le competenze. Ma al momento questo non è dato saperlo». Tra coalizioni il livello di scontro resta altissimo. E non per caso: coi commissariamenti Pdl e Udc hanno strappato all’ex Ulivo il governo di quattro enti intermedi, a Cagliari, nel Sulcis, nel Medio Campidano e in Ogliastra (la Gallura era già a guida berlusconiana). Non bazzecole, insomma, visto che tra sette mesi si va alle urne per le elezioni regionali.

Alessandra Carta

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