Prove di alleanza contro Lega e Psd’Az, la proposta di Tramatza

Il governo della Sardegna a trazione Lega-Psd’Az sta riuscendo nel miracolo di far muovere le forze progressiste con largo anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura regionale, a febbraio 2024. Al momento stanno andando tutti un po’ spaiati, anche con proposte non proprio ortodosse rispetto al perimetro delle idealità. Ma un interesse così non si registrava da tempo.

Come raccontato ieri da Sardinia Post, Pd e Progressisti manifestano la tentazione di scaricare definitivamente la sinistra extra parlamentare e preferirla alle forze di centro attualmente alleate col presidente Christian Solinas. In particolare Udc e Riformatori. Al netto del fatto che una strategia di questo tipo porta con sé solo l’ambizione di arrivare al potere (o conservarlo), il terreno più fertile per costruire nuove alleanze sembra quello di mettere insieme i partiti e i movimenti ostili al patto Psd’Az-Lega.

In questo senso, sabato scorso a Tramatza, il Partito dei Sardi di Paolo Maninchedda e l’associazione RossoMori guidata da Paolo Mureddu hanno riunito duecento persone. Dal Pd ai nazionalisti di Bustianu Cumpostu. Ha dato buca l’ex senatore dem Silvio Lai, ma il Pd era rappresentato da Emiliano Deiana, il presidente dell’Anci che nel Partito democratico ha lavorato insieme alla deputata Romina Mura a una mozione in cui si parla di Nazione sarda. Intesa soprattutto come contesto culturale.

Negli anni Novanta, anticipando i tempi, fu Graziano Milia, attuale sindaco di Quartu e anche lui presente a Tramatza, a proporre per primo un ragionamento che da un lato rifiutava il separatismo dall’Italia, ma per un altro verso spingeva per un vero riconoscimento della Sardegna come regione capace di applicare forme di autogoverno. Sia sui temi in cui l’Isola ha competenza primaria sia su quelli dove il potere è concorrente, ma proprio per questo la Sardegna può giocare d’anticipo anziché subire le scelte di Roma.

La costruzione di questo nuovo fronte certamente non è facile, perché nella politica sarda troppe vecchie ruggini sono diventate distanza siderale. Si pensi, ad esempio, alla scontro che alle Regionale del 2019 si era aperto tra Paolo Fadda e Maninchedda, col primo che aveva escluso il Partito dei sardi dall’alleanza di Massimo Zedda perché il secondo (e i suoi), negli anni di Francesco Pigliaru governatore, si erano schierati contro la legge Urbanistica di Cristiano Erriu, un fedelissimo di Fadda, sino a lasciarla su un binario morto.

C’è poi la stessa galassia indipendentista, dove oggi ci sono nazionalisti e non separatisti. Proprio a Tramatza, Cumpostu ha proposto un ragionamento che non è stato condiviso dai padroni di casa, ovvero dello stesso Partito dei sardi e dall’associazione RossoMori. I quali spingono per fare della Sardegna una regione capace di dialogare in autonomia con Bruxelles, ma non per questo fuori dall’Italia.

Nel PdS si definiscono oggi indipendentisti democratici, il che significa altra cosa rispetto alla spinta che invece vogliono dare al governo dell’Isola movimenti come Liberu, l’Irs o l’associazione Carta de Logu. Stesso discorso per l’Associazione RossoMori, i lussiani, per dirla con le loro parole, quindi autonomisti.

In questo esercizio di dialogo in chiave anti-Lega e anti-Psd’Az, qualcuno dovrebbe anche pensare di ricucire gli strappi interni. L’obiettivo è necessario per evitare che il centrosinistra continui a imboccare la strada delle divisioni, fino a oggi foriere di sconfitte.

Di certo il modello federalista emerso a Tramatza è una vecchia idea anche del Pd, proprio negli anni in cui Lai era segretario. Adesso ci sono due anni di tempo per capire quale cornice valoriale si vuole appendere al quadro della nuova alleanza progressista, con una certezza: la condivisione delle idealità è un passo propedeutico alla definizione del posizionamento politico.

Alessandra Carta

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