Mancano meno di due settimane al 15 luglio, la data a partire dalla quale dovrebbero essere ufficializzate le candidature alle primarie del centrosinistra per la scelta dell’uomo (o della donna) che nel 2014 sarà proposto per la guida del governo sardo. Ma le questioni più importanti restano tutte aperte. Si tratta delle modalità del voto (turno unico o doppio turno con ballottaggio?) e del cosiddetto “codice etico” (consentire o meno la candidatura ai rinviati a giudizio?). Per venerdì 5 luglio è convocata una nuova riunione del “tavolo del centrosinistra” che si annuncia tesa. Le posizioni delle due principali forze della coalizione – Partito democratico e Sel – sono distanti.
Codice etico. Nell’incontro della direzione regionale del Pd che si è tenuto ieri sera a Oristano, la “bomba” del codice etico è stata disinnescata rapidamente. Non si è nemmeno presa in esame la possibilità di stabilire regole nuove, ma si è deciso di utilizzare le stesse già definite dal Partito democratico a livello nazionale. Che vietano la candidatura anche dei rinviati a giudizio, ma per reati di particolare gravità (mafia, criminalità organizzata, contro la libertà personale e la personalità individuale; per un delitto per cui sia previsto l’arresto obbligatorio in flagranza; per sfruttamento della prostituzione; per omicidio colposo derivante dall’inosservanza della normativa in materia di sicurezza sul lavoro).
La decisione di applicare il codice etico nazionale (che il segretario Silvio Lai comunicherà nel vertice di venerdì ai partiti alleati) non mette in discussione le candidature di Renato Soru (rinviato a giudizio per evasione fiscale) e del sindaco di Sassari Gianfranco Ganau (abuso d’ufficio). Averla adottata ha eliminato dall’ordine del giorno il tema più delicato e spinoso. La proposta – avanzata da Enrico Piras, segretario di una delle forze minori della coalizioni, l’Unione popolare cristiana – di stabilire regole più rigide era stata subito letta come un tentativo di togliere di mezzo due potenziali candidati forti, in particolare l’ex governatore Soru.
Si tratterà di vedere come la decisione sarà presa dalle forze alleate. Già nel dibattito sui social network circolano gli argomenti di quanti – non solo nell’Upc ma anche in Sinistra ecologia e libertà – sono convinti che le regole debbano essere rese più rigide. Uno di questi argomenti è il caso del ministro delle Pari Opportunità Iosefa Idem, costretta alle dimissioni per un’evasione dell’Imu di poche centinaia di euro. Ci sono poi le dichiarazioni rese da un importante esponente del Pd come Ignazio Marino nel gennaio scorso, prima dell’inizio della campagna elettorale conclusasi poi vittoriosamente con l’elezione a sindaco di Roma: ”In un paese normale, chi è indagato, rinviato a giudizio o condannato non dovrebbe neanche immaginare di candidarsi e non dovrebbe essere in una lista elettorale. Mi rendo conto che la mia posizione è estrema, e capisco anche che il codice etico del mio partito abbia una minore severità in ragione del garantismo, tuttavia penso sia necessaria una sollevazione etica nella politica“.
DOPPIO TURNO. Qualunque sia la decisione finale sul codice etico, i candidati alle primarie si annunciano numerosi. Se solo si mettono in fila i nomi che circolano con maggiore insistenza (Francesca Barracciu, Renato Soru, Gianfranco Ganau, ma anche il segretario della Fnsi Franco Siddi, il sardista dissidente Paolo Maninchedda) e quello dell’unico ad aver da tempo ufficializzato la propria candidatura (Roberto Deriu), si delinea la possibilità di una “vittoria mutilata”, chiunque prevalga. Può un “vincitore” col 30 per cento dei voti andare serenamente alla sfida delle Regionali, sicuro di avere il sostegno dell’intera coalizione? Non è più opportuno sancire la vittoria con un ballottaggio tra i primi due, in modo che il vincitore sia sostenuto da almeno la metà degli elettori e dei simpatizzanti del centrosinistra?
Attorno a queste domande si è sviluppato il dibattito. Con posizioni ancora una volta diverse. Il segretario Silvio Lai ha mediato proponendo che si vada al ballottaggio se il vincitore non avrà superato il 40 per cento dei consensi. Anche questa proposta sarà sottoposta venerdì alle forze alleate della coalizione.
PROGRAMMA. Ma il nodo fondamentale è tutto politico. Ed è emerso con chiarezza, sempre ieri, dalla riunione del vertice di Sinistra, ecologia e libertà. Che rifiuta un confronto incentrato sui nomi dei candidati e chiede che a tutto venga anteposto il programma. Una posizione che mette in discussione nei fatti la stessa road map che prevede l’avvio della presentazione delle candidature a partire al 15 luglio. Secondo il leader di Sel Luciano Uras non si può affidare la stesura del programma al vincitore delle primarie. Il processo deve essere inverso: prima la definizione delle priorità da proporre agli elettori sardi, poi la scelta di un “candidato condiviso”.
N.B.