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Ppr e collaborazione Regione-Governo. Scontro tra giuristi

La Regione non ha alcun obbligo di co-pianificazione in materia di paesaggio. Può procedere da sola. E’ la tesi dell’avvocato Benedetto Ballero che, in controtendenza rispetto al parere prevalente tra gli addetti ai lavori, ritiene che la modifica del Ppr fatta dalla giunta Cappellacci non sia illegittima.

L’opinione di Ballero è riportata da l’Unione sarda oggi in edicola. Secondo il legale, l’esame delle disposizioni della Costituzione, del Codice ministeriale e delle norme di attuazione dello statuto speciale della Sardegna (che “prevalgono su tutte le leggi ordinarie dello Stato, come è pacificamente riconosciuto dalla Corte costituzionale”, sottolinea) porta a concludere che il compito di redigere e approvare i piani paesisti è della Regione. La quale può anche avvalersi della collaborazione di organi ministeriali”. Ma senza alcun obbligo.

Ballero aggiunge a queste considerazioni tecniche, una battuta polemica: “Mi stupisce che qualche falso autonomista o “sovranista” invochi lo Stato e la tutela ministeriale sul tema del Piano paesaggistico»,”

Abbiamo chiesto un parere in proposito a Carlo Mannoni che, in un editoriale per Sardinia Post, ha sostenuto una tesi diametralmente opposta. Che ovviamente conferma, aggiungendo nuovi elementi: “L’articolo 135 del codice del paesaggio, che reputo norma di riforma economica e sociale e quindi applicabile anche alla Sardegna, stabilendo che l’elaborazione dei piani paesaggistici debba avvenire congiuntamente tra Ministero e Regioni, si pone la precisa finalità che “lo Stato e le Regioni assicurino che tutto il territorio sia adeguatamente conosciuto, salvaguardato, pianificato e gestito in ragione dei differenti valori espressi dai diversi contesti che lo costituiscono”.

“Si tratta – aggiunge Mannoni – di una procedura di assoluto valore sostanziale che serve ad assicurare l'”adeguata salvaguardia” del territorio dal punto di vista del paesaggio anche ai sensi dell’articolo 9 della Costituzione secondo il quale “la Repubblica ….tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Le ragioni di carattere costituzionale di tutela e di salvaguardia del paesaggio impongono, cioè, che in tutte Regioni, nessuna esclusa, l’approvazione del piano paesaggistico regionale provenga da un atto adottato congiuntamente dallo Stato e dalla Regione considerata”.

“Mi pare – è la conclusione di Mannoni – che il professor Ballero sia voluto intervenire nella questione più come avvocato che come costituzionalista, quindi lasciamo da parte gli autonomisti o sovranisti che attengono ad un altro livello di elaborazione politica e giuridica.Qui gli interessi in gioco sono ben altri.Non capisco, infatti la difesa della Regione, con tutti gli interessi che ruotano intorno alla delbera della giunta regionale, basata sul risibile argomento dei presunti ritardi del ministero deiBbeni culturali che se pure vi fossero stati si sarebbero dovuti risolvere all’interno dell’accordo Regione-Ministero”.

 

Abbiamo chiesto un parere in proposito a Carlo Mannoni che, in un editoriale per Sardinia Post, ha sostenuto una tesi diamentralmente opposta. Che ovviamente conferma, aggiungendo nuovi elementi: “L’articolo 135 del codice del paesaggio, che reputo norma di rifirma economica e sociale e quindi applicabile anche alla Sardegna, stabilendo che l’elaborazione dei piani paesaggistici debba avvenire congiuntamente tra Ministero e Regioni, si pone la precisa finalità che “lo Stato e le Regioni assicurino che tutto il territorio sia adeguatamente conosciuto, salvaguardato, pianificato e gestito in ragione dei differenti valori espressi dai diversi contesti che lo costituiscono”.
“Si tratta – aggiunge Mannoni – di una procedura di assoluto valore sostanziale che serve ad assicurare l'”adeguata salvaguardia” del territorio dal punto di vista del paesaggio anche ai sensi dell’articolo 9 della Costituzione secondo il quale “la Repubblica ….tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Le ragioni di carattere costituzionale di tutela e di salvaguardia del paesaggio impongono, cioè, che in tutte Regioni, nessuna esclusa, l’approvazione del piano paesaggistico regionale provenga da un atto adottato congiuntamente dallo Stato e dalla Regione considerata”.

“Mi pare – è la conclusione di Mannoni – che il professor Ballero sia voluto intervenire nella questione più come avvocato che come costituzionalista, quindi lasciamo da parte gli autonomisti o sovranisti che attengono ad un altro livello di elaborazione politica e giuridica.Qui gli interessi in gioco sono ben altri.Non capisco, infatti la difesa della Regione, con tutti gli interessi che ruotano intorno alla delbera della giunta regionale, basata sul risibile argomento dei presunti ritardi del Minustero dei beni culturali che se pure vi fossero stati si sarebbero dovuti risolvere all’interno dell’accordo Regione Ministero”.

 

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