Solidarietà su più fronti ai lavoratori della Portovesme srl, da ieri in assemblea permanente. In quattro sono tuttora asserragliati sulla torre della ciminiera, a 100 metri d’altezza. I motivi del dissenso sono il caro energia e la fermata di quasi tutti gli impianti della Portovesme srl che metterebbe a rischio 1300 buste paga. Ecco le reazioni, da Calenda (Azione) ai sindacati fino al sindaco di Carbonia e il presidente del consiglio comunale di Iglesias.
Carlo Calenda, leader di Azione ha scritto su Twitter: “Sono estenuati dai rinvii sugli investimenti energetici che servono a far ripartire una fabbrica che hanno custodito con passione per anni. Il Governo deve darsi una mossa. Il polo dell’alluminio primario del Sulcis è fondamentale per le nostre catene produttive”. Parole di sostegno anche da parte di Emanuele Madeddu (Filctem-Cgil), Vincenzo Lai (Femca Cisl) e Pierluigi Loi (Uiltec Uil): “Solidarietà ai lavoratori che hanno intrapreso questa iniziativa a difesa del lavoro. È evidente che il tema da risolvere è quello dell’energia, purtroppo registriamo nessun passo avanti delle istituzioni. Condividendo il documento dei lavoratori chiediamo com la massima urgenza un incontro con il ministro competente”.
“Sulla crisi della Portovesme Srl nel Sulcis il Governo intervenga subito. Si ascoltino le ragioni dei lavoratori con impegni concreti che consentano loro di interrompere la protesta e di scendere dalla ciminiera a fronte di certezze sul lavoro e sul futuro”, ha detto il deputato del Pd, Silvio Lai. “Con la Legge di bilancio avevamo posto il problema dell’energia in Sardegna che veniva esclusa dagli sconti Iva perché priva di metano. Il governo però – attacca Lai – ha respinto irresponsabilmente gli emendamenti del Pd. Ora cambi atteggiamento: serve immediatezza nelle decisioni da prendere”.
Anche l’amministrazione comunale di Carbonia si è schierata al fianco dei lavoratori. Il sindaco Pietro Morittu ha espresso “vicinanza e solidarietà ai dipendenti delle ditte d’appalto, che rappresentano l’anello debole del sistema e meritano di essere tutelati e salvaguardati. È evidente che la soluzione non possa essere il ricorso agli ammortizzatori sociali e alla cassa integrazione. L’unica soluzione è la piena ripresa produttiva dello stabilimento e siamo disposti ad attivarci organizzando e partecipando attivamente a tavoli e incontri istituzionali a vari livelli, dalla Regione al Governo. Il nostro territorio, che versa già in una grave crisi economico-sociale, non può assolutamente permettersi di perdere ulteriori posti di lavoro”. Anche per il presidente del consiglio comunale di Iglesias, Daniele Reginali, “la politica deve dare risposte. Mentre la maggioranza in Regione è paralizzata dalle sue stesse contraddizioni, i lavoratori sono costretti a mettere in atto un gesto eclatante di protesta, e la mobilitazione è destinata a crescere nei prossimi giorni, a testimonianza della distanza che cresce tra il palazzo e chi vive la crisi economica sulle proprie spalle. Non è più il tempo delle parole, occorre mettere in campo tutte le misure necessarie a salvaguardare il settore industriale e soprattutto i posti di lavoro”.