Ribadendo “la netta contrarietà del governo regionale all’imposizione della servitù nell’isola di Santo Stefano“, arcipelago della Maddalena, imposta per altri cinque anni dal ministro della Difesa con decreto del 20 ottobre scorso, il governatore della Sardegna Francesco Pigliaru ha scritto al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro Roberta Pinotti chiedendo il riesame della decisione. “Si tratta di un deposito di munizioni che appartiene a scenari del passato”, scrive Pigliaru, che alla conferenza nazionale sulle servitù militari non aveva siglato l’intesa con il governo.
“Oggi l’isola di Santo Stefano è parte integrante del Parco nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, e come tale partecipa ad un disegno complessivo di riconversione economica del territorio in chiave turistica, che negli anni recenti ha visto ingenti investimenti anche da parte dello Stato”. Secondo il governatore sardo, la riconferma del vincolo “nasce secondo le vecchie logiche di imposizione unilaterale dei vincoli militari, senza una formale interlocuzione con l’amministrazione regionale. In tal modo il ministro – insiste il presidente della Regione – si è posto in evidente contrasto con quanto dichiarato dal Governo nazionale in tema di necessità di riequilibrio e riduzione dei gravami derivanti dall’estesa presenza militare nell’Isola. Nel decreto ministeriale è fatto riferimento ad alcune misure di mitigazione, che al momento non risulta siano mai state approvate formalmente”. “Al contrario – attacca Pigliaru – non ritengo sussistano elementi per una compatibilità con il percorso di concertazione con la Regione Sardegna, peraltro, ancora da avviare”. In più il governatore ritiene che il decreto di imposizione della servitù “non dà risposte alle esigenze di trasparenza e informazione in ordine alla eventuale pericolosità, par la salute o per la tutela ambientale, dei materiali che verrebbero custoditi all’interno del deposito. Non risultano, infatti, prescrizioni in ordine alla tipologia di materiali immagazzinabili, non vi è alcun riferimento all’eliminazione di tutte le attività suscettibili di produrre danni gravi e irreversibili alla salute umana ed animale e all’ambiente”.