Il post di Francesco Pigliaru è del 30 novembre 2012, cioè cinque giorni dopo il primo turno delle primarie Pd (si era tenuto il 25) che poi portò al ballottaggio tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi. Vinse il primo, sostenuto dalla quasi totalità della classe dirigente democratica. Anche sarda. Tra i pochi esponenti di spicco che fin da allora sostennero Renzi c’era appunto Pigliaru che pubblicò sulla sua bacheca Facebook, sottoscrivendolo, un post dell’economista cremonese Michele Salvati.
Ecco quanto allora scrisse Pigliaru: “Scrive Michele Salvati, e io sottoscrivo: ‘Mi schiero, per quel che vale, con la componente renziana. Essa mi sembra più vicina a quel disegno di Partito democratico per il quale mi ero speso quando facevo attività politica, mentre il grosso della sinistra era contrario. Un partito di sinistra liberale, altrettanto attento ai valori del merito individuale che a quelli della giustizia sociale. Un partito che combatte le rendite, dovute all’assenza di concorrenza o a privilegi normativi, ovunque si accumulino. Ma che ha come stella polare il meraviglioso secondo comma dell’articolo 3 della nostra Costituzione, l’incessante tentativo di realizzare una crescente eguaglianza di opportunità. E insieme un partito capace di analisi realistiche, che declina i valori della sinistra tenendo conto della situazione in cui essa si trova ad agire oggi e non di quella, assai più favorevole, in cui i partiti socialisti si trovarono si trovarono ad agire nei primi anni Trenta del dopoguerra, in quella età dell’0ro della grande crescita economica nella quale si realizzarono le grandi conquiste socialdemocratiche”.