di Vito Fiori
Non c’è pace nel Pd sardo. Con il segretario Piero Comandini – che è anche presidente del consiglio regionale – ormai pronto a lasciare la guida del partito, cominciano a muoversi le correnti e i gruppi pronti ad assumere la leadership. Il primo nome emerso come possibile sostituto di Comandini è quello di Silvio Lai, 58 anni, sassarese, deputato e figura di spicco dei democratici nell’isola. Ma, a quanto pare, pur essendo apprezzato da settori importanti della nomenclatura, non avrebbe il gradimento di una buona parte degli iscritti. E questo sarebbe un grosso problema.
Piuttosto, nelle ultime ore sta prendendo corpo la candidatura di Mauro Usai, 38 anni, sindaco di Iglesias, un nome che troverebbe il plauso dei giovani e di alcuni capi bastone locali. Usai, al secondo mandato nella cittadina mineraria, potrebbe rappresentare davvero una svolta per il partito, quasi fossilizzato a causa dell’assenza di un ricambio generazionale serio. Diversi consiglieri regionali sono al loro terzo mandato, troppi per pensare a un mutamento di prospettiva per i tanti che hanno sostenuto il Pd alle primarie dello scorso anno e che hanno contribuito alla vittoria di Alessandra Todde e della coalizione di centrosinistra, in cui il partito ha mostrato vitalità e raccolto molti consensi tanto da eleggere ben 11 consiglieri.
Usai contro Lai si può leggere come un confronto tra generazioni, anche se al momento per il primo non ci sarebbero grandi possibilità di spuntarla. Perché Usai, accreditato come componente della corrente che fa capo a Paolo Fadda, non conterebbe sulla vastissima platea del suo competitor (peraltro Fadda ha pure disertato l’ultimo congresso Pd). L’ultima parola, inevitabilmente, spetterà all’assemblea del partito che dovrebbe essere convocata per metà del prossimo mese. Il rischio è che il nuovo porti un segretario “vecchio” e a mezzo servizio. Stare a Roma in Parlamento e, nello stesso tempo, guidare il partito in Sardegna non è ciò che serve al Pd, almeno stando a quanto chiedono diversi consiglieri regionali, ovvero una presenza continua e delle prese di posizione concrete per limitare lo “strapotere” dell’ingombrante governatrice.