Pd sardo, tre candidati alla segreteria e una svolta: dopo anni è sfida vera tra correnti

Alessandra Carta

Dopo anni di finta unità che sapevano di gattopardismo, il Pd sardo ritrova finalmente la sua cifra di partito progressista che vuole rappresentare gli interessi dei cittadini e non quelli delle correnti interne, ciascuna con le proprie rendite di posizione da difendere.

La stura al cambio di passo l’ha data la corsa per le Primarie con una data unica per la scelta del leader nazionale e di quelli regionali. Una strategia che ha convinto il popolo dem, perché dopo la débâcle alle Politiche dello scorso settembre serviva una scossa. Un avvicinamento all’elettorato, anche a quello andato perduto nel tempo e che si è spostato verso gli M5s, senza più fare ritorno.

Nell’Isola i candidati sono tre: chiuse le urne, il Pd avrà finalmente una classe dirigente capace di dare una direzione a un partito da troppi anni fermo e ingessato dalle divisioni. Alle risse locali, si aggiunga il fallimento della gestione commissariale decisa dal segretario uscente Enrico Letta, il quale mandò in Sardegna un suo fedelissimo, Enrico Borghi, per organizzare un congresso che invece non si è mai tenuto.

In un Pd sardo totalmente disgregato, il ruolo di Emanuele Cani, il numero uno uscente, era ormai solo di facciata, frutto di una proroga interna fuori da ogni regolamento statutario. Domenica 26 febbraio, quando si apriranno le urne delle Primarie, ci sarà invece una sfida vera. A Cani succederà il vincente tra Piero Comandini, Maria Francesca Fantato e Giuseppe Meloni, in rigoroso ordine alfabetico. Cagliaritano il primo, sassarese la seconda e gallurese il terzo.

Nella geografia interna su Comandini, che già cinque anni fa si era messo a disposizione per guidare il partito nel dopo Barracciu (poi non se n’era fatto più nulla), stanno convergendo intanto i renziani dell’ex deputato Gavino Manca, non rieletto alle Politiche di settembre 2022. Con il consigliere regionale del capoluogo si sono alleati pure il gruppo degli ex parlamentari Siro Marrocu e Ignazio Angioni.

L’area ex Ds dell’ex sottosegretario Giulio Calvisi, insieme a un altro ex parlamentare, il sulcitano Tore Cherchi, ha puntato sulla Fantato. Sulla sassarese si sono schierati pure pezzi dell’area di Renato Soru, ma non fedelissimi come Eliseo Secci e Pietro Cocco, ex assessore l’uno ed ex consigliere regionale l’altro: entrambi vengono dati più vicini a Comandini che non alla Fantato, in questa fase.

Infine il gallurese Meloni, ex sindaco, consigliere regionale anche lui. Meloni, il più giovane dei tre (è del ’79, mentre Comandini del ’61 e la Fantato del ’75, è espressione dell’area di Antonello Cabras e del deputato Silvio Lai, ma in Gallura anche di tutto quell’elettorato che chiede al Pd di affidare il partito a una nuova classe dirigente. Con Meloni anche l’attuale capogruppo in Consiglio, Gianfranco Ganau.

Alla finestra, invece, Paolo Fadda, l’anima popolare del Pd. Fadda avrebbe voluto candidare Federico Porcu, che nell’Isola ha guida i Future dem, i giovani del Pd. Ma con le Regionali dietro l’angolo e la costruzione di un centrosinistra che guardi agli M5s, il nome di Porcu non è passato.

Meloni e Comandini, a livello nazionale, appoggiano entrambi il governatore emiliano Stefano Bonaccini, dato per vincente in tutti i sondaggi; i soriani, invece, sostengono Elly Schlein, fresca di endorsement da parte del governatore laziale Nicola Zingaretti.

Alessandra Carta

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