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Parlamentarie Pd, ecco le regole. I consiglieri regionali restano fuori

In Sardegna probabilmente si voterà il 30 dicembre. In diversi collegi di carattere provinciale. Entro sabato prossimo le candidature (54) dovranno essere definite. E’ corsa contro il tempo per la Parlamentarie democratiche.

Le regole delle “Parlamentarie” democratiche sono state approvate a tarda sera dalla direzione nazionale del Pd. C’è il previsto stop alla candidatura dei consiglieri regionali (dovranno chiedere, al pari dei sindaci di città superiori a 5000 abitanti e degli europarlamentari, una deroga se vorranno presentarsi alle Politiche), c’è una quota del 10 per cento di eletti-nominati direttamente dal segretario Pier Luigi Bersani ai quali andranno aggiunti i capilista nelle varie circoscrizioni. Tutti gli altri dovranno passare al vaglio degli elettori presentandosi alle primarie che si terranno (non sono state accolte le richieste di rinvio all’inizio di gennaio) il 29 o il 30 dicembre. La scelta dell’uno o dell’altro giorno è affidata alle direzioni regionali. Quanto alla Sardegna la data più probabile pare essere il 30. Deciderà venerdì prossimo la direzione regionale, che si occuperà anche della delimitazione dei collegi.

Dovranno sottoporsi al vaglio delle primarie (a meno che non vengano inclusi nella ‘quota protetta’ del 10 per cento riservata a Bersani) anche i dieci parlamentari di lungo e lunghissimo corso per i quali ieri la direzione nazionale ha approvato la deroga. Non ci sono sardi. Si tratta di big, alcuni dei quali notissimi, della politica nazionale che hanno già alle spalle più di quindici anni di vita parlamentare: Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Cesare Marini, Franco Marini, Giorgio Merlo, Giuseppe Lumia, Mauro Agostini, Maria Pia Garavaglia, Beppe Fioroni e Gianclaudio Bressa.

Elettorato attivo. Potranno votare (anche qua come annunciato) quanti hanno partecipato come elettori alle primarie per la scelta del candidato premier (le cosiddette primarie Bersani-Renzi) e gli iscritti al partito. Questo crea, in Sardegna, una base elettorale di circa 80mila elettori. Che dovranno scegliere tra un numero massimo di 54 candidati. La cifra deriva dal numero totale di parlamentari eletti nell’Isola (27 tra deputati e senatori) raddoppiata per garantire l’eguale presenza di uomini e di donne. La parità di genere viene incentivata anche dal sistema di voto: infatti ciascun elettore dovrà scegliere un candidato e una candidata, pena la nullità del voto. Alla fine di tutti i conti dovrà comunque essere garantita una rappresentanza femminile nelle liste elettorali pari al 33 per cento.

Elettorato passivo. I parlamentari uscenti sono candidati automaticamente alle primarie. In Sardegna si tratta dei deputati Giulio Calvisi, Paolo Fadda, Siro Marrocu, Guido Melis, Caterina Pes e Amalia Schirru. E dei senatori Francesco Sanna e Giampiero Scanu. Degli uscenti hanno infatti annunciato che non si ripresenteranno il senatore Antonello Cabras (il quale avrebbe dovuto chiedere la deroga e non l’ha fatto) e il deputato Arturo Parisi (che era ancora sotto il limite dei quindici anni e ha scelto autonomamente di non ripresentarsi).
I non parlamentari uscenti hanno due strade per candidarsi. O essere scelti dalle direzioni provinciali in una rosa di esponenti della società civile o raccogliere il 5 per cento delle firme degli iscritti nella propria federazione provinciale. Le candidature saranno formalizzare sabato 22 dalle direzioni provinciali.

Collegi. La questione è ancora aperta è dovrà essere definite dalla direzione regionale che si terrà venerdì prossimo, il 21 dicembre. L’ipotesi più probabile è che si voti in collegi provinciali coincidenti con le nuove province. C’è però anche l’ipotesi di modellare i collegi sulla base dei confini delle quattro province storiche (Cagliari, Sassari, Oristano, Nuoro). Escluso il collegio unico regionale.

 

 

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