Sardegna, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Lazio. Sono queste le sei regioni italiani che si sono schierate a favore dell’0bbligo vaccinale. Il tema è tornato al centro della cronaca nazionale dopo che venerdì il Senato ha approvato due emendamenti identici – a firma di M5s e Lega – inseriti nel decreto Milleproroghe e attraverso i quali l’obbligo viene rinviato di un anno. Manca tuttavia il voto alla Camera, atteso per oggi. Ed è l’ultimo giorno utile per convertire in legge la norma.
La posizione della Regione sarda sul tema è stata ribadita ieri, prima dall’assessore alla Sanità, Luigi Arru, e poi dal presidente Francesco Pigliaru. Arru ha pubblicato su Twitter la mappa italiana su come le diverse Giunte sono schierate a livello nazionale e ha scritto: “#SanitàSArdegna. Favorevole all’obbligo vaccinale come assessore, ma soprattutto come pediatra/emologo. I vaccini sono la più importante scoperta della medicina. Non dimentichiamo le persone colpite da poliomielite, morbillo, varicella, epatite”. In serata il post di Pigliaru su Facebook: “La Sardegna contro ogni rinvio dell’obbligo vaccinale, senza se e senza ma, come ha detto benissimo il nostro assessore Luigi Arru. Spero sia così anche nelle altre regioni con presidenti Pd, come Campania e Puglia”. Sempre ieri, in seguito ai ripetuti appelli, il governatore di Napoli, Vincenzo De Luca, si è inserito tra le ‘Regioni verdi’, cioè quelle a favore, benché nella mappa diffusa dalla stampa nazionale figuri tra gli indecisi.
Se anche la Camera dovesse ratificare i due emendamenti, sarebbero diverse le correzioni al decreto dell’ex ministra Beatrice Lorenzin. Intanto il numero delle vaccinazioni obbligatorie passerebbe da 12 a 10, togliendo dall’elenco Meningococco B e C, i quali sarebbero solo consigliati insieme a anti-pneumococcica e anti-rotavirus. Questi i dieci che resterebbero nella lista: anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella.
Gli emendamenti di Lega e M5s prevedono anche la possibilità che i vaccini anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella smettano di essere obbligatori, nel caso in cui l’aggiornamento dei dati epidemiologici certificasse la diminuzione dei casi. Le due modifiche al decreto anti-vaccini includono l’eventualità che le Regioni acquistino vaccini in forma monocomponente anziché esavalente e trivalente, sebbene abbiano maggiori costi e siano di più difficile reperibilità.
Nel caso in cui passassero i due emendamenti, sarebbero ridimensionate anche le sanzioni per il mancato rispetto dell’obbligo vaccinale: il tetto massimo della multa, attualmente di 500 euro, sarebbe ulteriormente ridotto. Con la normativa in vigore i bambini che non sono vaccinati non possono essere iscritti né negli asili nidi né alle materne. Dalle elementari e sino alle medie, quindi dai 6 ai 16 anni, scattano solo le sanzioni, ma l’iscrizione a scuola è fatta salva attraverso una dichiarazione sostitutiva. Sulla quale però si sono già verificati casi di falso con annesse denunce. Qualora la Camera approvasse i due emendamenti, tutte queste regole slitterebbero all’anno scolastico 2019-2020, anziché trovare applicazione da settembre.
Contro le richiede di modifica al decreto vaccini, Piemonte e Umbria su tutti hanno annunciato il possibile ricorso alla Consulta. Al Parlamento si è appellato anche l’Ordine dei medici “perché gli emendamenti non rispondono all’evidenza scientifica circa la necessità delle vaccinazioni”, ha detto il presidente Filippo Anelli. Nella fila M5s il deputato Giorgio Trizzino, direttore dell’ospedale civico di Palermo, si è opposto al rinvio dell’obbligo: “Ho visto bambini morire a causa di morbillo, meningite, ma non ho mai visto bambini perdere la vita a causa di complicanze post vacciniche”. (al. car.)