“La pubblicazione della Carta nazionale delle aree più idonee è un atto dovuto e atteso, che sana un ritardo per il quale, nell’ottobre scorso, l’Unione Europea aveva aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Lo studio perciò non può essere confuso strumentalmente con la volontà o addirittura come una decisione da parte di questo Governo”. Lo precisano, in una nota congiunta, i sottosegretari sardi Alessandra Todde (Mise) e Giulio Calvisi (Difesa), “in merito al dibattito sulla possibilità che la Sardegna possa essere la sede prescelta per ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”.
Todde e Calvisi – M5s l’unca, Pd l’altro – sono gli unici due sardi nelal squadra di Giuseppe Conte. “Per inciso, qualsiasi governo, di qualsiasi colore politico – proseguono i due sottosegretari – avrebbe dovuto pubblicare la stessa Carta predisposta dalla Sogin e validata dall’Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) perché la metodologia utilizzata per identificare i 67 siti potenzialmente idonei deve seguire le linee guida Iaea (International atomic energy agency). Inoltre tale studio è propedeutico all’inizio di una fase di confronto e valutazione, tra stato, regioni, enti locali e popolazioni interessate che durerà quarantaquattro mesi. Solo alla fine di questa fase sarà assunta una decisione. È chiaro che il parere delle istituzioni e delle popolazioni sarà determinante per la individuazione del sito”.
Concludono Todde e Calvisi: “Lo studio fa comunque emergere, al di là della geologia, le criticità dell’ubicazione su un’isola (costi di logistica e rischi ambientali nel trasporto) oltre che variabili socioeconomiche che rendono ancor minore l’opportunità di un sito in Sardegna. La posizione della Sardegna riguardo alla possibilità di ospitare siti di stoccaggio di rifiuti radioattivi è conosciuta, almeno da questo Governo, ed è sempre stata molto chiara e netta. Si tratta di una posizione unitaria di Regione ardegna, Comuni, forze politiche di ogni orientamento, ma ancora di più del Popolo sardo che nel 2011 si è espresso in maniera plebiscitaria con oltre il 97 per cento di ‘no’ al nucleare”.